Tutto è iniziato lo scorso weekend, quando, in tarda mattinata, è giunta alla centrale operativa una segnalazione di una lite in famiglia: urla e rumori provenienti da un appartamento. All’arrivo della pattuglia dei Carabinieri di Faenza, la vittima, una donna di 50 anni, ha raccontato ai militari che aveva avuto un diverbio con il suo compagno convivente, di 51 anni, e che già la sera prima l’uomo le aveva sferrato calci, pugni e schiaffi e per questo motivo la donna aveva deciso di passare la notte dalla madre per paura che la situazione potesse degenerare. All’arrivo dei militari del Nucleo Radiomobile la donna era profondamente provata e in uno stato d’ansia, presentava un occhio tumefatto e delle abrasioni sull’avambraccio destro. La pattuglia ha quindi richiesto immediatamente l’intervento del 118 e la donna ha ricevuto le dovute cure all’ospedale di Faenza, da dove è stata dimessa con 22 giorni di

prognosi per una contusione all’avambraccio destro, una contusione con ematoma in sede periorbitale e una contusione all’emicostato.  

Quando è stato allertato il 112, l’uomo si era recato nell’abitazione dove si era rifugiata la donna urlando e percuotendo la porta d’ingresso, chiedendo alla donna di ritornare a casa con lui. La donna ha poi iniziato a raccontare la nascita della relazione con il compagno, un uomo senza fissa dimora, che lei aveva invitato a vivere a casa sua. Il compagno però in più occasioni, dopo aver bevuto, ha iniziato a prenderla a calci, pugni, schiaffi e gomitate procurandole delle lesioni. La donna non si era mai confidata con nessuno né tantomeno si era recata dalle forze dell’ordine a denunciare, né in pronto soccorso a farsi refertare. Ha inoltre raccontato ai militari dell’Arma che circa 40 giorni prima , a seguito dell’ennesima lite, l’uomo aveva cercato di soffocarla con una mano al collo, mentre con l’altra le aveva afferrato la mandibola per non farla urlare. Tutte le liti sono avvenute all’interno dell’abitazione con un identico schema: l’uomo iniziava prima a inveire contro la donna con frasi del tipo “non vali niente” e poi passava alle aggressioni fisiche. La donna non faceva altro che proteggersi la faccia con le braccia e in silenzio aspettava che lui si fermasse. I litigi sono iniziati dopo il primo mese, ma la donna non si è mai decisa a denunciare poiché l’uomo era senza fissa dimora, non sapeva dove andare, non aveva parenti e le dispiaceva fargli del male.

Dati i gravi indizi di colpevolezza per maltrattamenti in famiglia e il concreto pericolo di fuga, i Carabinieri, sentito il pm di turno, Dottoressa Marilù Gattelli, si sono messi sulle tracce del maltrattante. Quest’ultimo è stato trovato dai Carabinieri della Stazione di

Faenza Borgo Urbecco e dichiarato in stato di fermo nella camera di sicurezza della locale Compagnia manfreda, in attesa di associarlo alla casa circondariale di Ravenna. Quando è arrivato il momento di condurlo in carcere, l’arrestato ha iniziato a sudare freddo ed è stato subito allertato il 118, che ha reputato di portarlo in ospedale per le cure del caso. L’uomo, piantonato dai militari dell’Arma, è stato trovato in pessime condizioni di salute, ha avuto un principio di infarto ed è  stato ricoverato nell’unità coronarica, ove ha fatto una serie di accertamenti prima di essere dimesso e alla fine è stato finalmente associato al carcere di Ravenna.

Il fermo non è stato però convalidato dal gip, Dott. Janos Barlotti, poiché non è stato ravvisato il pericolo di fuga, pur in assenza di una senza dimora. Il giudice ha comunque disposto il carcere.