Nel 2021 le donne vittime di violenza e stalking sono aumentate del 3,5% nel nostro Paese. In maggioranza donne italiane, carnefici stranieri nel 27% dei casi. A fornire le ultime statistiche è l’associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, che riunisce in un unico progetto più di 83 organizzazioni femminili attive nei centri antiviolenza.

I dati confermano la tendenza negativa che si registra su scala nazionale da anni.

“Anche a livello regionale i dati mostrano una tendenza alla crescita delle chiamate al numero verde antiviolenza. E purtroppo, oltre ai maltrattamenti fisici e psicologici, c’è anche la piaga dei femminicidi. Nel mondo, ogni 2 giorni una donna muore per mano di un marito, un fidanzato, un parente o un ex. In Italia il dato è peggiore: una donna ogni 3 giorni. La nostra regione in cima a questa triste classifica, con ultimi recentissimi episodi di cronaca registrati a Rimini e Modena. E, poi, ci sono le donne che non hanno il coraggio di denunciare le minacce e le percosse, i cosiddetti “reati spia”, che precedono sempre fatti più tragici. Così che il fenomeno è ancora più grave di come appaia. Quella che si consuma quotidianamente davanti ai nostri occhi è una vera e propria carneficina. È ora di cambiare l’approccio al problema”: commenta Tullia Bevilacqua, segretario regionale Ugl Emilia-Romagna.

Il sindacato chiede alle istituzioni, al di là delle mozioni di principio, di rafforzare l’impegno con azioni concrete e nuove opportunità di sostegno sul territorio per combattere la violenza contro le donne.

“La questione è complessa. Si pensi al fatto che il maltrattamento in famiglia è un reato procedibile d’ufficio, ma nonostante l’autorità giudiziaria venga informata tempestivamente dei fatti di violenza o minacce fra le mura domestiche nel 96% dei tribunali italiani, come ha rivelato l’apposita Commissione Parlamentare, gli episodi vengono derubricati a mero conflitto, così che non si procederà nell’immediatezza contro il reo. Difficilissimo garantire la flagranza per procedere all’arresto del maltrattante. E nel caso di morte della madre i fondi previsti per gli orfani di femminicidio sono insufficienti”: entra nel dettaglio Tullia Bevilacqua.

A parere di Ugl Emilia-Romagna è necessario dunque rendere ancora più efficiente il nostro apparato normativo, pur fra i più avanzati in Europa dopo l’introduzione del “Codice rosso”.

“A livello territoriale, anche in Emilia-Romagna, si devono moltiplicare le case rifugio e/o di accoglienza delle donne maltrattate. Si devono garantire risorse e progetti di integrazione alle donne che, dopo essere sfuggite ad un partner violento, devono in qualche modo rifarsi una vita”: propone Tullia Bevilacqua.

“La Regione è molto attiva nelle politiche di prevenzione, ma per fronteggiare il problema con maggiore forza è necessario immaginare l’attivazione permanente di tavoli di coordinamento intra-comunali, provinciali, di area vasta e fra Governo e Regioni. Ovvero, rendere ordinario e strutturale un sistema di analisi e intervento che attraverso misure idonee: da un lato scoraggi il proliferare di episodi di violenza e dall’altro consenta alle vittime di intraprendere un percorso di denuncia del carnefice e di riscatto personale”: conclude il segretario regionale Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua.