16/04/2018 – Con i recenti accordi commerciali l’Unione Europea ha dato il via libera alla “legalizzazione” dei prodotti alimentari tarocchi. Mascherati da ‘tutela’ per le nostre Dop all’estero, questi patti, nella realtà, consentono a chi all’estero imita i prodotti italiani di trarre profitto dai furti di identità a danno del nostro agroalimentare. Nel mirino, ovviamente, c’è anche il vino e i vini tipici del Ravennate. Se l’accordo di libero scambio con il Canada (CETA) non protegge dalle imitazioni molti dei vini italiani, quello siglato con il Giappone esclude dalla tutela ben il 95% delle 523 denominazioni di vini riconosciute da Nord a Sud del Paese e la situazione è ancora più preoccupante nella trattativa in corso con i Paesi del Mercosur dotati di un forte potenziale vitivinicolo che già producono copie dei vini italiani, dal Prosecco brasiliano al Bordolino argentino (bianco e nero) mostrato dalla Coldiretti al Vinitaly. La mancata protezione delle nostre denominazioni nei diversi Paesi non solo rischia di favorire l’usurpazione da parte dei produttori locali, ma favorisce anche l’arrivo su quei mercati di prodotti di imitazione realizzati altrove. A rischio ci sono ben 5 miliardi di valore dell’export dei vini italiani a denominazione di origine, ma anche l’immagine del Made in Italy e la reputazione conquistata con il lavoro di generazioni. L’intesa raggiunta con il Canada, sebbene abbia mantenuto l’accordo siglato nel 2003, non ha previsto l’aggiornamento dell’elenco con le denominazioni nate successivamente, tra cui, ad esempio l’Amarone, il Gutturnio e l’Ortrugo dei Colli Piacentini. L’accordo con il Giappone prevede invece la protezione da parte del Paese del Sol Levante di appena 25 denominazioni italiane, dall’Asti al Brunello di Montalcino, dal Franciacorta al Soave, dal Marsala al Lambrusco di Sorbara fino al Vino Nobile di Montepulciano solo per citarne alcuni della lista. A rischio, ovviamente, ci sono anche le eccellenze del Ravennate come Pignoletto e Burson. Coldiretti chiede che il Parlamento Europeo blocchi il progetto di Regolamento delegato predisposto dai servizi della Commissione Ue in revisione del Regolamento 607/09 e ne chieda l’aggiornamento delle liste. “E’ inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale – afferma Coldiretti – si rischia di svendere l’identità dei territori e quel patrimonio di storia, cultura e lavoro conservato nel tempo da generazioni di agricoltori”.