La volontà di autorizzare la realizzazione della Moschea, la seconda per dimensioni in Italia, fu taciuta volutamente agli elettori ravennati, per non perdere consensi, dall’allora Sindaco Fabrizio Matteucci. 
Con colpa grave, non furono consultati i ravennati e men che meno gli imprenditori della zona artigianale Bassette in cui insiste la Moschea.
Certo é che la costruzione dell’edificio per la pratica della religione islamica ha presentato, fin da subito, molti lati oscuri. A cominciare dall’elenco dei donatori che è sempre stato tenuto nascosto.
Eppure il problema delle donazioni non è cosa di poco conto poiché potrebbe avere riflessi anche sulla sicurezza di Ravenna e dello Stato italiano. Per questo la loro provenienza doveva necessariamente essere tracciata. 
Occorre tener presente, poi, che dalla nostra città sono partiti numerosi  combattenti dello Stato Islamico, i cosiddetti foreign fighters. Questo dato così preoccupante non é certo casuale. 
Ciò che accade all’interno della Moschea non è dato sapere. Chi sono  gli ospiti, chi sono i relatori, cosa si profetizza lì dentro?
A detta del Presidente dell’Associazione Centro di Cultura e Studi Islamici della Romagna, che è proprietaria della Moschea di Ravenna, vengono organizzati corsi in lingua araba. Alla faccia dell’integrazione!
 
A questo si aggiunga che la prima mappatura dei centri islamici, redatta e presentata il 15 dicembre 2016 dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna,  indica ben 4 luoghi di culto islamico presenti in città.  
Il Comune di Ravenna è a conoscenza degli altri 3 luoghi di culto?  
Sono luoghi che rispettano le normative  e la destinazione d’uso degli immobili che li ospitano? 
Chi sono i proprietari e chi sono i responsabili della gestione? 
É risaputo come le moschee nei Paesi di Fede islamica radicalizzata rappresentino, non di rado, centri finalizzati alla propaganda dell’estremismo religioso islamico ed al
reclutamento di terroristi. 
Anche in Italia é forte il bisogno di una legge che regoli la costruzione e il monitoraggio delle attività delle Moschee. 
Per questi motivi, siamo convinti della necessità di mettere a disposizione delle Forze dell’ordine le telecamere di videosorveglianza della Moschea ravennate. Se non c’è nulla da nascondere non ci sarà alcun problema a procedere in questo senso. 
D’altra parte lo stesso “patto nazionale per un Islam italiano” sottoscritto dall’ex Ministro dell’Interno, il piddino Minniti, e dalle principali organizzazioni islamiche in Italia, prevede espressamente, tra gli obblighi:
  • al punto 8 l’impegno a rendere pubblici nomi e recapiti di imam e guide religiose;
  • al punto 9 l’impegno ad adoperarsi concretamente affinché il sermone del venerdì sia svolto o tradotto in italiano, così come le comunicazioni sulla vita delle comunità e delle associazioni;
  • al punto 10 l’impegno ad assicurare la massima trasparenza nella gestione e documentazione dei finanziamenti ricevuti, dall’Italia o dall’estero, da destinare alla costruzione e alla gestione di moschee e luoghi di culto.
Tutto questo é stato rispettato a Ravenna? Noi nutriamo forti dubbi!
É per questo che, al fine di garantire  il più alto  livello di sicurezza e condividendo le affermazioni rilasciate pochi giorni fa dal neo Ministro dell’interno Matteo Salvini, ho provveduto ad inviargli una lettera nella quale chiedo di attivare un monitoraggio ed una verifica sull’attività della Moschea e degli altri 3 centri di culto presenti nella città di Ravenna, anche in riferimento ai  soggetti donatori.
La Regione Lombardia, ad esempio, ha promulgato una efficace e positiva legge sui luoghi di culto. La Regione Emilia Romagna invece no! 
La lista civica La Pigna é per la libertà di culto ma siamo anche fermamente contrari all’estremismo religioso.