É ormai consuetudine diffusa tra i Ravennati considerare l’inizio della Festa dell’Unità come la fine della stagione estiva. Decenni di festa post ferragostana ci hanno educato a questo.

E così, verso la fine agosto, ovvero quando la kermesse piddina prende il via, i lidi si svuotano ancor di più.

Operatori turistici e bagnini sanno bene che l’inizio della Festa decreta la fine della stagione balneare.

E se Atene piange, Sparta non ride.

Ai ristoratori cittadini, infatti, non tocca certo una sorte migliore rispetto a quella dei loro colleghi dei lidi.

Giova evidenziare come quella della Festa dell’Unità sia una concorrenza impari poiché la gestione degli 11 ristoranti, dei 3 bar, della gelateria e della birreria non é certo gravata dagli oneri che appesantiscono quella di un qualsiasi ristorante, bar, pub, gelateria, ecc. Mi riferisco ai costi del personale, dell’affitto e dei vari balzelli che gravano sulla testa dei commercianti.

Le attività della Festa, difatti, non versano l’IVA, non pagano l’Ires e, nella maggior parte dei casi, non emetto scontrino fiscale.

A questo si aggiungano le sponsorizzazioni e l’affitto delle aree espositive, che essendo precise attività commerciali non vedono certo impiegato il personale volontario.

Allora perché queste attività praticano gli stessi prezzi di ristoranti, bar, birrerie e gelaterie che versano l’IVA? Domanda retorica, naturalmente.

La Festa dell’Unità non é di fatto assimilabile a feste e sagre paesane; si tratta, piuttosto, di un evento privato, al cui interno sono presenti attività commerciali, che pratica una concorrenza sleale nei confronti delle altre imprese commerciali private.

Il Pd non è certo una Onlus o una Pro Loco e sfrutta volutamente una legislazione non chiara.

Sarà, poi, un caso che non venga programmato alcun evento gastronomico nei nostri lidi dal momento dall’apertura della festa dell’unità.

Se davvero al Pd stessero a cuore le attività turistiche e di ristorazione, come proclama, realizzerebbe la propria festa in un periodo diverso e con una durata inferiore.

Il PD potrebbe, ad esempio, anticiparla a fine maggio o posticiparla a dopo l’apertura delle scuole.

Invece, continua imperterrito ad interrompere bruscamente la stagione balneare in barba a tutti quei soggetti che vivono grazie a questa.