Pur con molti limiti e scappatoie, la Legge regionale n. 24 del 21 dicembre 2017 “Disciplina sulla tutela e l’uso del territorio” ha il pregio di assumere l’obiettivo del consumo di suolo a saldo zero da raggiungere entro il 2050. Trattandosi di una normativa che affronta un tema di assoluto rilievo, è naturale che si esprimano quanti hanno a cuore la centralità del ruolo pubblico nella programmazione urbanistica e nella gestione del territorio.

A Faenza l’ha fatto il Circolo Legambiente “Lamone” chiedendo da tempo all’Amministrazione comunale di rendere pubblici i dati sull’individuazione della superficie urbanizzata esistente nel Comune alla data del 1º gennaio 2018 e i dati sul patrimonio costruito inutilizzato.

E’ la legge regionale stessa a prevedere la pubblicazione dei dati numerici e cartografici del perimetro del territorio urbanizzato. L’Ordine del Giorno presentato da L’Altra Faenza sulla base di valutazioni condivise con i rappresentanti di Art.1-Mdp e votato all’unanimità dal Consiglio comunale nel corso della seduta del 27 settembre scorso va oltre, chiedendo appunto che siano resi noti anche i dati riferiti al patrimonio edilizio inutilizzato. Lo scopo, com’è evidente, è quello di conoscere la reale situazione per essere in grado di progettare un’effettiva “rigenerazione urbana” – anch’essa fra gli obiettivi della Legge regionale – puntando al riutilizzo degli immobili esistenti in alternativa a nuove costruzioni.

L’OdG chiede giustamente che i dati siano forniti attraverso elaborati facilmente consultabili da parte di tutti i cittadini e che sia prevista un’apposita discussione in incontri della Commissione “Ambiente e assetto del territorio” aperti alla partecipazione di associazioni, Consigli di Quartiere e cittadini. E’ significativa a tal proposito la frase conclusiva dell’OdG: “Il Consiglio comunale ritiene che questo percorso di approfondimento debba essere preliminare a qualsiasi altro atto urbanistico che possa comportare ulteriore consumo di suolo”.

Questo significa che la pianificazione futura della città e del territorio dev’essere elaborata con la partecipazione della comunità, evitando la “tentazione” di accedere ad una semplice negoziazione con privati tramite i cosiddetti Accordi Operativi previsti dalla Legge, ma che possono tradursi in uno svilimento del ruolo pubblico e in un espediente che contraddice lo spirito della Legge e la prospettiva di uno sviluppo equilibrato e sostenibile.

È necessario mettere in campo una strategia urbanistica, una visione che ci permetta di disegnare e programmare il futuro della “città pubblica”.