25 anni di visite guidate. Si cominciò infatti nel 1998, con il nobile scopo di stimolare, caldeggiare, accelerare la riapertura della Pinacoteca. I lavori di restauro al contenitore sarebbero durati ancora a lungo, ma il contenuto era teoricamente già pronto, sarebbe bastato adottare una modalità un po’ speciale, “da cantiere”, con numeri contingentati… e con guide meno “ciceronesche” (nel senso stereotipato del termine) della classica media turistica e più coinvolgenti emotivamente, più tese a sensibilizzare sui valori nuovi della cultura e della bellezza, quella bellezza da riscoprire in loco, a portata di mano. L’idea fu dell’allora assessore comunale alla cultura Maria Concetta Cossa, recettore fu il presidente della Pro Loco Pier Paolo Peroni, esecutori furono le guide della Pro Loco, già abilitate con un tesserino regionale ma anche già desiderose di far qualcosa di più e di diverso dalla solita visita per gruppi turistici in cui te la cavi con la piazza, il duomo, la bottega di ceramica…E quindi in breve, dalla Pinacoteca ci si “allargò” agli altri luoghi meritevoli di una riscoperta.

Naturalmente si diceva «Ma che vuoi che gliene importi, ai faentini, della Pinacoteca o dei monumenti che già conoscono?». Già, ma proprio tutti li conoscono? 

Ed è andata così: in 25 anni si sono fatti passi da gigante e ora la Pro Loco sta ferma solo ad agosto, per il resto porta la gente in bici, o a piedi (in auto solo se non si può far diversamente) a vedere chiese (incluse le parrocchie di campagna piacevolmente semplici o addirittura rustiche), ville, soffitti decorati, cripte, beni restaurati o in stato di abbandono, giardini e angoli di una “Faenza che non ti aspetti”. Insomma, eccezione rispetto alla regola delle Pro Loco italiane, quella di Faenza non organizza la sagra della tagliatella, bensì visite guidate.

«E’ giustissimo così – dice il presidente Paolo Giorgi – primo perché la sensibilizzazione culturale è un nostro compito statutario, secondo perché per feste e sagre c’è già un apposito Comitato, efficientissimo, al quale non avrebbe senso aggiungersi né tantomeno entrare in concorrenza».

«Per ogni calendario cerchiamo di proporre cose nuove – aggiunge Patrizia Capitanio, vicepresidente nonché coordinatrice del programma, d’intesa con tutte le guide – e quindi un occhio ai restauri, ovviamente alle scoperte, ma anche agli anniversari, in modo che l’inedito si mescoli al classico. Ovviamente notiamo che il massimo delle adesioni si ha per le dimore private e questo, perlomeno per la curiosità che esse suscitano, è comprensibile».

All’inizio era tutto gratuito, con le spese vive coperte dal Comune e poi da qualche banca. «Ma in seguito i contributi si sono assottigliati – ancora Capitanio – e allora, sia pur a malincuore, ci siamo decisi a chiedere un piccolo obolo ai partecipanti, per poi devolvere “i guadagni” ad iniziative di bene comune, in pratica restauri: non certo palazzi o grandi quadri antichi, ma nel nostro piccolo abbiamo fatto rinascere i due capitelli romanici del voltone del Podestà, la colonna con croce viaria di via Sant’Ippolito, lo stemma del vescovo Battaglia nella chiesa dei Caduti, la lapide cinquecentesca sulla facciata del Duomo, una tempera di Romolo Liverani in Pinacoteca e una curiosissima “pubblicità” ottocentesca agli spettacoli del Masini sopravvissuta, ma che era quasi illeggibile, su un muro di via Bondiolo».

I dati sono più che lusinghieri: la media degli utenti per visita è cresciuta dai 22 iniziali (peraltro numero chiuso imposto dalle norme di “visita al cantiere”) fino agli oltre 50 attuali, per cui spesso ci si deve sdoppiare in due gruppi con due guide. Al tradizionale sabato pomeriggio si sono aggiungi i giovedì di giugno con le Passeggiate alla luce del tramonto, sempre con una meta insolita, e poi i Martedì d’Estate con le visite notturne, oppure occasioni particolari come “i luoghi della Shoah faentina” per il Giorno della Memoria. 

Le mete più richieste? «Oltre alle già citate dimore private – precisa Capitanio – posso citare tutti i luoghi normalmente chiusi o poco accessibili, dalla vecchia locanda di San Cristoforo alla cripta di Sant’Ippolito… a suo tempo riuscimmo ad andare anche alla chiesa dei Servi, a quella di San Maglorio o alle Case Manfredi, tutti luoghi ora sotto chiave per ragioni di sicurezza. Ma sono sempre andate bene anche le biciclettate nelle vicine campagne di Oriolo dei Fichi, di San Biagio o di Pieve Corleto e, malgrado quel che si può credere, anche quelle al Cimitero, che è un luogo di dolore intimo, certo, ma anche la maggior raccolta faentina di scultura e di arte applicata dopo il Museo delle Ceramiche. Basta muoversi un po’ in punta di piedi, con rispetto, e anche lì si trova la bellezza, eccome».