La situazione che sta vivendo in questi giorni l’Ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna, e non solo il suo Pronto Soccorso ormai quotidianamente agli onori della cronaca, è frutto di anni di mancanza di attenzioni e investimenti in questo territorio che, come UIL, abbiamo più volte portato in evidenza.

L’emergenza Covid19 ha colpito duramente le nostre strutture sanitarie costringendole a rapide trasformazioni e adattamenti alle nuove situazioni ma quello che sta succedendo a Ravenna non ci risulta si osservi, con la medesima intensità, in nessun altro grande Ospedale dell’Emilia-Romagna. L’attuale pandemia ha solo definitivamente sancito la fragilità di un Ospedale che, non dimentichiamo, ad ogni “annuale” picco influenzale generava più di 50 “appoggi” di pazienti internistici in tutti i Reparti, ha sempre avuto indici di consumo di consulenze specialistiche, indagini radiologiche e di laboratorio sensibilmente più alti di altri Ospedali, dimostrando chiaramente che il problema non fosse solo la mancanza di posti letto, risorse umane e infrastrutturali adeguate, ma anche di una chiara governance e visione di insieme, gestione del personale e dei percorsi interni.

La UIL FPL condivide quindi il cambio di rotta della nuova Direzione Aziendale che ha cercato di dare risposte nell’immediato per evitare l’indegno prolungato stazionamento per giorni dei pazienti sulle barelle del P.S. aumentando i posti letto con la “riapertura” degli spazi della vecchia Rianimazione e Pronto Soccorso e investendo in assunzioni di nuovo personale che a nostro avviso dovrebbero essere in questa fase anche superiori, dove possibile, a quelle strettamente necessarie per ripristinare serenità e sostenere la fiducia dei professionisti nei confronti del sistema.

Con la riorganizzazione emergenziale dell’Ospedale di Ravenna, un impatto molto importante viene a ricadere su molti reparti a partire, ad esempio, dalla Nefrologia: all’ attività di nefrologia e dialisi è stata aggiunta, a parità di risorse, la gestione di un nuovo Reparto internistico di 34 letti per pazienti cosiddetti “a basso rischio”.

Ci aspettiamo, vista la disattenzione del passato all’Ospedale di Ravenna e considerate le opportunità che un’ Azienda delle dimensioni della Romagna può offrire, il più ampio sostegno da parte di professionisti provenienti dagli altri territori, per quanto possibile su base volontaria e con remunerazione aggiuntiva, riducendo al minimo quello di professionalità meno abituate alla gestione di questi pazienti nell’auspicio che questa situazione sia il più possibile limitata e comunque sempre gestita con affiancamento a colleghi con esperienza e con la massima copertura legale/assicurativa da parte dell’Azienda, come ci è stato garantito ed è stato fatto nella gestione dei Reparti Covid.

Riteniamo pertanto, che al di là di questa fase emergenziale, nel rispetto dei cittadini e dell’enorme sforzo che tutti i professionisti sanitari stanno mettendo in campo, nei prossimi mesi la Direzione Aziendale e TUTTE le forze politiche agiscano in sinergia per un reale piano straordinario di investimenti strutturali, tecnologici e di risorse umane che rilanci sia la Rete Ospedaliera dell’ambito di Ravenna sia la Rete Distrettuale Sanitaria e Socio Sanitaria Territoriale, viste le grandi criticità che si sono osservate anche nelle strutture per anziani dal 16 ottobre ad oggi.