L’accoglienza degli studenti ucraini e il loro inserimento nelle scuole, l’impatto della pandemia, l’istruzione parentale e la “scuola non a scuola”. Sono i temi illustrati da Bruno Di Palma, vice direttore dell’Ufficio scolastico regionale, ascoltato in commissione Cultura e scuola.

La presidente della Commissione auspica la continuazione del rapporto per avere un aggiornamento sulle varie programmazioni. “Per quanto riguarda il fenomeno dell’istruzione parentale -afferma la presidente- credo sia il caso di avere in futuro una mappatura più dettagliata del fenomeno per una riflessione puntuale su percorsi, offerte, modelli organizzativi ma soprattutto sui motivi che possono portare le famiglie ad attuare una scelta di questo tipo”.

Gli studenti ucraini in regione. L’Emilia-Romagna, ha detto il dirigente  scolastico, è una regione con molti arrivi e Bologna è la quarta in Italia dopo Milano, Roma e Napoli. I dati, aggiornati a ieri, indicano che sono stati accolti 2.791 studenti ucraini, di cui 714 in provincia di Bologna, seguita a ruota da Modena e Reggio Emilia; numeri un po’ inferiori in Romagna, mentre nella parte occidentale della regione si registrano 147 ragazzi a Parma e 129 a Piacenza. I dati riguardano solo le scuole statali, non ci sono quelli sulle paritarie. Fra ragazzi e ragazze, 1.350 frequentano la scuola primaria, 528 quella dell’infanzia, 649 le medie e solo 264 le superiori. L’afflusso maggiore è tra i 6 e gli 11 anni. “Ma ce ne sono molti di più -ha spiegato Di Palma- se si considera che almeno il 50% dei rifugiati riguarda minori si pensa a qualche migliaio”. Molti studenti sono in Dad con i loro insegnanti “e noi ci attrezziamo per dare aiuto”.

La maggior parte di bambini e bambine si trova nella scuola, e su come comportarsi per comprendere i loro bisogni (uso di mediatori linguistici, psicologi), problema della lingua, si seguono due note del ministero dell’Istruzione. Il 18 marzo è stata inviata una nota regionale con le indicazioni, di concerto con la Regione per la prima accoglienza e la gestione sanitaria legata a vari vaccini. C’è stato un incontro con dirigenti scolastici e docenti per fornire indicazioni su come, anche per i ragazzi italiani, “gestire la guerra in classe, come parlarne. Un’azione che ha coinvolto il docente universitario Andrea Canevaro e il dipartimento di Pedagogia di Unibo”. È di ieri, inoltre, la circolare sulla scuola estiva che le lascia aperte, su base volontaria, da giugno a settembre con due obiettivi: rafforzamento della didattica e socialità.

Per la pandemia, si evidenzia che la scuola è in presenza. Dal 1° aprile sono stati prorogati i contratti del cosiddetto organico Covid. Fino a dicembre erano disponibili 34 milioni di euro e ne sono stati assegnati altri 46 così che si avrà la proroga fino al 4 giugno per docenti del primo e secondo ciclo, e fino al 1° giugno per i docenti della scuola d’infanzia. “Abbiamo detto a tutte le scuole di prorogare i contratti perché i soldi sono sufficienti per docenti e Ata”.

Scuola non a scuola: riguarda le lezioni in ospedale, l’istruzione domiciliare e quella parentale.

In ospedale ci sono sezioni autorizzate e grazie a convenzioni con le aziende ospedaliere. In regione ci sono 18 sezioni: 2 infanzia, 8 primaria, 5 media e 3 superiore. Queste si trovano negli ospedali di Bologna, Montecatone, Sassuolo, Modena e Parma.

L’istruzione domiciliare contempla i servizi che la scuola attiva per garantire il diritto all’istruzione della scuola dell’obbligo per chi non la può frequentare. I progetti sono aumentati: 148 al 30 aprile e il 32% riguarda minori con patologie oncologiche, 17% riferito a chi ha subito traumi o interventi chirurgici, 14% dovuto a patologie psicologiche (di cui si registra un aumento dei casi dopo la pandemia e l’11% legato a disturbi alimentari).

L’istruzione parentale è alternativa alle aule scolastiche. I genitori decidono di dare un istruzione direttamente – la scuola famigliare – e devono presentare una comunicazione preventiva. Al termine dell’anno, lo studente sostiene un esame per accedere alla classe successiva. Anche qui, i casi sono in aumento: il più corposo è avvenuto nell’anno scolastico 2020-21 (1.671), e nel 2022 si arriverà a circa 1900. La causa è dovuta alla pandemia, ma ci sono anche altre motivazioni. Le richieste maggior sono per la primaria (0,7%), mentre per il secondo grado si scende allo 0,5%.

Infine, la scuola, è stato sottolineato, è a sostegno della socialità: “Le scuole sono aperte sempre e ci saranno finanziamenti importanti (uno da Pnrr di circa 180 milioni più altri 79 milioni dalla Ue) per progetti di lotta al cyberbullismo, per la gestione di minori stranieri non accompagnati, fra cui molti anche dall’Ucraina”.

La Lega ha evidenziato come dal 2020, dall’inizio pandemia, “c’è stato un incremento notevole dell’istruzione parentale (dai 582 casi del 2018 ai 1900 di oggi), per la difficoltà di portare a scuola i figli, anche se riteniamo che la scuola debba essere in presenza. Non siamo d’accordo sul rafforzamento della Dad, perché la socialità durante la pandemia è venuta meno. Occorre capire se la scelta sia dovuta all’emergenza Covid. Serve un monitoraggio continuo”.

Anche il Partito democratico ha chiesto “un monitoraggio attento sull’istruzione parentale. Sull’accoglienza dei 2.791 ucraini, bisogna capire se ci si rivolge a chi già frequenta la scuola e non coloro che hanno seguito le loro scuole con le dad. Se è così, si pone il tema di provvedere all’inserimento anche per loro”.

Per la Lista Bonaccini i numeri esposti “sono importanti, testimoniati dal fatto che Bologna è la quarta città italiana per numero di arrivi e l’intera Emilia-Romagna accoglie un quarto delle persone che arrivano nel nostro Paese”. Richiedendo dati analitici sull’accoglienza per tutte le province regionali, la Lista Bonaccini sottolinea “l’importanza dell’azione della scuola nell’accoglienza e integrazione dei minori e anche la scuola estiva può avere un ruolo importante in tal senso soprattutto nel caso dei bambini ucraini, per i quali non possiamo sapere al momento quando potranno rientrare nella loro terra.”

Di Palma ha risposto ai consiglieri. “Nessuno intende incentivare la Dad -ha scandito- c’è la volontà di fare scuola in presenza. La Dad è stata la scialuppa di salvataggio nella prima parte della pandemia. Ora, anche con 4 positivi in classe si continua ad andare in presenza con la mascherina Ffp2. Sono d’accordo sull’importanza della socialità. La scuola estiva riparte per ritrovare la socialità. Una socialità che è implementata con i patti di comunità, già sperimentata la scorsa estate (terzo settore, volontari, genitori). Sono d’accordo anche sul monitoraggio dell’istruzione parentale per capire le motivazioni delle scelte”. Infine, dopo aver ringraziato il personale scolastico, il vice direttore ha detto che sono diversi i progetti per la scuola estiva, nel rispetto dell’autonomia. Il bilancio del piano estate 2021 ha visto la partecipazione di 7mila scuole, grazie ai patti educativi di comunità.