La cosiddetta “flora batterica intestinale”, che in termini scientifici si definisce microbiota intestinale, serve a proteggere l’intestino da varie patologie; di conseguenza, quando si altera, l’intestino è più vulnerabile. Una di queste patologie è l’infezione intestinale dal battere Clostridium difficile, che può avere complicanze anche molto gravi, soprattutto nei pazienti anziani e in determinate categorie a rischio: si tratta di una infezione spesso causata da prolungate terapie antibiotiche.

 

Questa patologia viene trattata con antibiotici specifici, ma vi sono situazioni, peraltro sempre più frequenti, in cui i pazienti sviluppano resistenze a questi antibiotici. Perciò, su impulso del Ministero della Salute, le Gastroenterologie dell’Ausl Romagna stanno sviluppando una tecnica innovativa per contrastare questa patologia. Si tratta del trapianto di microbiota intestinale, o trapianto fecale. Una tecnica al momento utilizzata solo in pochissimi centri italiani e che anche l’Ausl Romagna è al lavoro per attivare.

 

E a Ravenna, venerdì 4 ottobre, avrà luogo un importante convegno proprio su questo tema, intitolato “Microbiota intestinale, infezione da clostridium difficile, trapianto fecale: il progetto dell’Ausl Romagna”, al quale parteciperanno, tra gli altri, medici del policlinico “Gemelli di Roma” e dell’Università “La Cattolica” di Roma.

 

“E’ da tempo che stiamo lavorando all’attivazione di questa pratica per renderla disponibile ai malati appena possibile – spiega il dottor Omero Triossi, direttore della Gastroenterologia di Ravenna-Faenza e Lugo – . Si tratta di un progetto molto complesso che coinvolge tutte e tre le gastroenterologie aziendali (oltre a Ravenna Forlì-Cesena diretta dal dottor Carlo Fabbri e Rimini diretta dal dottor Mauro Giovanardi), i reparti di malattie infettive aziendali (Ravenna  diretta dal dottor Paolo Bassi e Rimini-Forlì-Cesena diretta dal professor Francesco Cristini), la Microbiologia Aziendale (diretta dal dottor Vittorio Sambri) tutti col fondamentale supporto del Servizio ‘Ricerca clinica e organizzativa’ dell’Azienda. Questa nuova terapia è di grande importanza e la stiamo preparando con la massima cura in stretta collaborazione col Centro Nazionale e Regionale Trapianti nonché con il Servizio Ospedaliero della Regione Emilia Romagna.  I pazienti nei quali la terapia antibiotica non ha determinato la guarigione dell’infezione da Clostridium saranno avviati  al trapianto fecale. Chiederemo ad un parente sano del paziente di fornirci del materiale fecale che, dopo appositi trattamenti ed entro sei ore, viene inserito nell’intestino del paziente attraverso una colonscopia; questo porta al ripristino del normale microbiota intestinale ed è la modalità più naturale ed efficace per contrastare il Clostridium difficile. Attualmente questa è l’unica indicazione autorizzata dal Ministero della Salute per il trapianto di microbiota fecale, ma la ricerca ha mostrato la sua efficacia anche nella colite ulcerosa lieve-moderata e numerose altre indicazioni sono in fase di studio”.