Uno spirito di ricerca continua della dimensione e degli orizzonti che apre la montagna, nella mente e nei cuori. E’ questo uno dei motivi che è alla base della longevità e del successo della Festa della Montagna UOEI che torna dal 24 al 26 ottobre per tre serate d’eccezione, tutte con inizio alle ore 21 e ingresso libero, nella consueta cornice della sala “Zanelli” al centro fieristico, in viale Risorgimento a Faenza.

Il filo conduttore della edizione numero 53 è la verticalità, connaturata alla montagna, nelle sue diverse sfaccettature, sempre inteso come sfida e confronto positivo con se stessi.

La scalata è passione con Rolando “Rolly” Larcher, ricordando Grohman

Per il protagonista della prima serata del 24 ottobre, lo scalatore trentino Rolando Larcher “Rolly”, l’arrampicata è passione. Nato a Trento nel 1965, considerato una leggenda dell’alpinismo italiano, come dice lui stesso, da 38 anni “scala con gioia e passione”.

Di professione poliziotto di stanza alla Questura di Trento, Lacher ha iniziato da alpinista con gli scarponi ai piedi, per poi vivere l’esplosione dell’arrampicata sportiva negli anni ‘80, con la ricerca del grado massimo e le competizioni sia di difficoltà che di velocità. Sono sue le prime vie di 10° grado ad Arco, località a livello mondiale per l’arrampicata, dove nel parallelo di velocità giunse secondo al Rock Master.

Negli anni ‘90 è ritornato in montagna, dove, seguendo il suo istinto creativo, si è dedicato all’apertura di nuove vie: finora 82 molte impegnative, portando l’arrampicata libera di alta difficoltà sulle grandi pareti in Italia e nel mondo. Le più famose sono: Hotel Supramonte in Sardegna, Larcher-Vigiani e AlexAnna, dedicata ai suoi figli, sempre in Marmolada, Sul Filo della Notte in Marocco. Le difficoltà massime raggiunte sono l’8a  X-° a vista e l’8c  XI° lavorato e ha attrezzato in falesia oltre 200 monotiri.

Ha viaggiato nel mondo per scoprire e scalare nuove pareti, dagli Stati Uniti al Messico, dalla Thailandia al Madagascar, Australia, Marocco, Turchia, Argentina, Cile, Pakistan e Venezuela.

Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti: “La Grignetta d’oro”, il più importante premio alpinistico in Italia organizzato dai Ragni di Lecco; due volte il “Paolo Consiglio” del C.A.A.I., alla miglior spedizione italiana all’estero, prima per la salita “Come to Derwish” sulla parete Guvercinlik, nel gruppo montuoso dell’Aladaglar in Turchia, poi per “El Gordo, El Flaco y L’Abuelito” sulla Torre Centrale del Paine in Patagonia. Con le riprese effettuate durante questa salita è stato preparato il film “Oltre la Parete”, che ha ricevuto nel 2009 il premio del pubblico al Trento Film Festival. Dieci anni dopo, alla grande kermesse dedicata a montagna, esplorazione, avventura nella sua città ha ricevuto il premio SAT per l’alpinismo nell’edizione in cui il regista Pietro Bagnara ha tratteggiato la sua figura nel documentario “Rolly”:  un  ritratto inedito e inaspettato di Lacher che ha scelto ancora una volta l’imponente parete della Marmolada, dove ha iniziato nel 1985, come palcoscenico con l’ultima via, la “Scacciadiavoli”, con passaggi di difficoltà 8a+/8b della propria vita.

Il film sarà proposto in esclusiva dall’UOEI che ha inserito così la Festa della Montagna nel programma del Trento Film Festival 365, la prosecuzione itinerante che tocca solo alcune città d’Italia.

Verticale era la sfida dei pionieri come l’austriaco Paul Grohmann che 150 anni fa saliva per primo  le vette della Cima Grande di Lavaredo, del Sassolungo e dei Tre Scarperi. E che tante altre vette delle Dolomiti che scalò per primo, insieme con illustri guide alpine dell’epoca, promuovendo la scoperta dei “Monti Pallidi”, da 10 anni patrimonio dell’umanità Unesco.

A rendere omaggio al viennese in occasione dell’anniversario è Livio Sposito, giornalista e milanese di adozione, ma di origine triestina, alpinista dilettante, che consegna agli appassionati “Paul Grohmann, guida biografica alle sue vie” (Vividolomiti edizioni). Sposito colloquierà con Larcher illustrando la sua ultima fatica letteraria dedicata alla scoperta alpinistica delle Dolomiti.

E a proposito di libri, il naturalista Nevio Agostini, direttore della rivista “Crinali” del Parco delle Foreste Casentinesi anticiperà in chiusura con un suo intervento le due serate dedicate ad altrettante pubblicazioni che si svolgeranno in novembre (7 e 21) al Museo Malmerendi, promosse da CAI, UOEI e Consulta del Volontariato, per presentare due volumi “Le foreste vetuste, patrimonio dell’umanità” scritto dallo stesso Agostini e Sandro Bassi, e “I Gessi di Monte Mauro”.

Sci alpinismo, una magia da scoprire con Boscacci

Chi in montagna sale senza vincoli, senza impianti da prendere e code da fare per poi lanciarsi in discese mozzafiato è il campionissimo valtellinese Michele Boscacci che il 25 ottobre farà scoprire lo sci alpinismo, disciplina in grande ascesa, per la prima volta alla Festa della Montagna.

Nato a Sondrio nel 1990, Michele Boscacci ha iniziato a sciare a cinque anni portando avanti una tradizione che accomuna tre generazioni della famiglia, da nonno Umberto al padre Graziano, grande interprete di sci alpinismo. Fin da piccolo mostra già di avere la stoffa del campione e nel 2008 è convocato per la prima volta in nazionale giovanile.

Nel 2010 vince la prima tappa di Coppa del mondo categoria junior a coppie con il coetaneo e amico Robert Antonioli, la PierraMenta; vince il titolo Italiano juniores e ai mondiali disputati in Andorra si piazza secondo e conquista la coppa del mondo junior.

Dal 2011 entra nella categoria espoir gareggiando al fianco degli atleti più forti in circolazione, e giunge terzo al MezzaLama con Robert Antonioli e lo spagnolo Marc Pinsac.

Nel 2014 entra a far parte del Centro Sportivo Esercito, ed è un continuo crescendo di vittorie. Per due volte (2016 e 2018) conquista la Coppa del Mondo Overall (dove giunge secondo nel 2017 e terzo nel 2019). In due annate, 2016 e 2018, è primo nella “Grande Course” un circuito biennale con le grandi classiche di  sci alpinismo mondiale. Nel 2018 e 2019 ha vinto il Mountain Attack e 1’Epic ski Tour 2018. In sei grandi gare dall’arco alpino fino ai Pirenei ha colto importanti successi: due volte la Patruilles fra Glaciers, altrettante il tour di Rutor, e in ben tre occasioni ha trionfato al prestigioso trofeo Mezzalama e nel 2018 la tanto attesa Pierramenta, oltre a una infinita serie di piazzamenti sul podio (secondo 2017 e terzo 2019). Da anni si conferma campione italiano vertical e lo è stato spesso nella categoria individual e nella staffetta.

Oltre allo sport Michele ha un’altra grande passione, per gli animali, e grazie all’aiuto del nonno Umberto, ha costruito una stalla e attualmente possiede una quindicina di bovini.

Boscacci concluderà la prossima Coppa del Mondo a Madonna di Campiglio dove sono previste le ultime tre gare del circuito e l’evento sarà presentato da dirigenti dell’Apt della località trentina che affronteranno il tema della gestione dello sci alpinismo nelle stazioni di montagna.

Sarà l’occasione per la tradizionale passerella dellla squadra dei giovani dello Junior ski team UOEI.

Manolo e i 10 anni Dolomiti Unesco

Più verticale che mai è la dimensione di Maurizio Zanolla, in arte Manolo e per qualcuno semplicemente il Mago, è un arrampicatore, alpinista e guida alpina italiano nato a Feltre nel 1958. È considerato uno dei pionieri dell’arrampicata libera in Italia ed è un volto noto a livello mondiale anche se non ha mai voluto partecipare alle competizioni ufficiali.

Persona schiva, Manolo vive la sua passione in maniera personale, filosofica e romantica. Ha iniziato a 17 anni e ha sempre privilegiato l’arrampicata su placca o sul verticale, piuttosto che sugli strapiombi.

Manolo tornerà a Faenza alla Festa della Montagna a 32 anni dalla precedente occasione, nel 1987, per presentare il suo libro “Eravamo immortali” (Fabbri editori) che ha ricevuto il premio Itas nel 2019 al Trento FilmFestival dopo il “Memo Geremia” e il “Gambrinus Mazzotti” nel 2018.

Sarà un evento speciale, e non ci potrà esser testimonial migliore di Manolo, che vive nel Primiero, per il decennale dalla proclamazione delle Dolomiti come patrimonio mondiale UNESCO. 

L’evoluzione tecnica di Manolo passa attraverso l’utilizzo di appigli sempre più piccoli, equilibri molto precari su itinerari con protezioni spesso “psicologiche”, enfatizzando così l’arrampicata globale, non solo fisica quindi ma anche mentale.

A lungo ha praticato il free solo fino all’8a con Masala Dosa sulla falesia di San Silvestro nel 1992 e ha portato le alte difficoltà anche su terreno di montagna. E’ stato il primo italiano a salire una via d’arrampicata di difficoltà 8b, Ultimo Movimento sul Monte Totoga (Pale di San Martino) nel 1986. A Manolo è dedicato il film Verticalmente démodé diretto da Davide Carrai e pluripremiato in numerosi festival di settore.

Si corre in verticale anche in montagna e questa è una specialità in cui eccelle Gian Luca Galeati di Castel San Pietro che chiuderà raccontando le sue esperienze in una disciplina sempre più in voga, in cui ha raccolto importanti successi e piazzamenti soprattutto sulle vette della Valle d’Aosta come il Monte Rosa Walser Trail e il Gran Trail Courmayeur.

Nel corso delle serate oltre alla finale di coppa del mondo di sci alpinismo, sarà dato uno sguardo agli altri eventi internazionali di sport invernali del 2020 in Italia: i Mondiali di biathlon a Anterselva (febbraio) e le finali di Coppa del Mondo di sci alpino a Cortina (marzo), ultimo test propedeutico al grande momento iridato, i Campionati Mondiali 2021.