Spettacolo vincitore di TRAC Puglia e finalista a In-Box 2020, Polvere della Compagnia Cesare Giulio Viola andrà in scena al Teatro Masini di Faenza venerdì 29 aprile alle ore 21.

Scritto dal giovane Pierfrancesco Nacca – che ne è anche interprete insieme a Marina Lupo, Claudio Spadaro e Andrea Lintozzi – e diretto da Giulia Paoletti, Polvere è il pretesto per raccontare dal punto di vista di una famiglia tarantina, gli effetti che la grande acciaieria (ILVA) provoca ai danni della città di Taranto e dei suoi abitanti. La pièce è una produzione di Accademia Perduta/Romagna Teatri.

C’è un mostro che dorme indisturbato, accovacciato su un fianco, imponente, sbuffa continuamente, di notte e di giorno. È un’ombra inafferrabile e inarrestabile, una mano nera che copre l’intera città di Taranto. Una piaga che accomuna il destino di molte famiglie. Ha nome di donna, probabilmente di origine etrusca, un tempo i romani chiamavano con il suo nome l’Isola d’Elba: ILVA. ILVA, in altre parole, significa ferro, in altre ancora morte. Un vero e proprio Olocausto nella città di Taranto, solo negli ultimi sei anni ci sono stati 11.550 morti, una media di 1.650 morti l’anno. Lavoro o salute? Questo è il grande interrogativo che da anni affligge il popolo tarantino che adesso è convinto più che mai: “noi l’industria non la vogliamo”.

Protagonista dello spettacolo è la famiglia Cataldo, composta da Mimmo, Marina e il figlio Piero, insieme vivono nel quartiere Tamburi a ridosso dell’impianto siderurgico.

Mimmo (Claudio Spadaro) lavora per l’acciaieria come operaio metalmeccanico specializzato, mentre Marina (Marina Lupo) insegna nella scuola elementare Ugo De Carolis. Da qualche tempo Marina è in aspettativa perché ha riscontrato un carcinoma alla pleura (il tumore più diffuso nella città di Taranto). Piero (Pierfrancesco Nacca), loro unico figlio, vive un rapporto conflittuale con il padre, lo ritiene il responsabile diretto della malattia della madre.

Questa triste vicenda viene smorzata dalla figura di un Ragazzino (Andrea Lintozzi), che non è altro che la proiezione di Mimmo da giovane, prima che diventasse uomo, lavoratore, marito, padre. Il Ragazzino apparirà quasi ex machina all’interno della storia facendoci gustare un’Italia del passato, una Taranto di una volta, prima dell’avvento del grande mostro (Italsider e poi ILVA), prima dei social network. Questo Ragazzino tornerà costantemente durante la storia come una boccata d’aria buona e sana. Polvere racconta la storia di una famiglia appesantita dal piombo, dal nichel, dalla diossina, dall’arsenico, dal benzopirene. Una famiglia che fondamentalmente si ama ma che è avvelenata e il veleno in circolo darà luogo ad uno scontro generazionale (tra padre e figlio) senza esclusione di colpi.