“Il ‘congelamento’ della plastic tax mette al riparo le imprese ortofrutticole della nostra provincia da un rincaro degli imballaggi che avrebbe frenato la difficile ripresa post pandemia e aggravato ulteriormente i bilanci aziendali, fortemente provati da due annate caratterizzate da terribili gelate e dai danni provocati dai patogeni d’importazione, su tutti la cimice asiatica”. 

Così il Presidente di Coldiretti Ravenna, Nicola Dalmonte, commenta la misura contenuta nella manovra di bilancio approvata dal Consiglio dei ministri che prevede “il rinvio al 2023 della plastic tax e della sugar tax”.

Una decisione fortemente caldeggiata da Coldiretti perché in grado di salvare  a livello nazionale oltre 5mila posti di lavoro e 180 milioni di euro di fatturato con un pesante effetto valanga sull’intera filiera. 

“Coldiretti – spiega Dalmonte – si è mossa fin da subito per chiedere pubblicamente un intervento del Governo al fine di rivedere queste tasse che rischiavano di avere un effetto immediato sui costi delle imprese, costrette peraltro già ad affrontare pesanti rincari, dai trasporti all’energia, dai concimi alle sementi. L’obiettivo di riduzione della plastica – prosegue Dalmonte – va perseguito nell’ottica di una visione strategica di ampio respiro con incentivi premianti per lo sviluppo e la ricerca e non con misure punitive, soprattutto perché per alcune categorie di prodotto non ci sono al momento alternative”. In tale ottica, secondo Coldiretti, sarebbe strategico sostenere le filiere bioplastiche e biochemicals anche attraverso l’integrazione della ricerca pubblica e la promozione di network tecnico-scientifici sui territori in grado di dare vita ad una filiera italiana della biochimica verde.

Il sistema alimentare sta già affrontando il balzo dei costi e energetici e dei carburanti in un paese come l’Italia dove l’’85% delle merci viaggia su strada. Al rincaro dei costi energetici – sottolinea la Coldiretti – si aggiunge quello per gli imballaggi, dalla plastica all’acciaio, dal vetro fino al legno e alla carta che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per succhi e passate sino ai barattoli smaltati per i legumi. L’emergenza Covid ha innescato un cortocircuito anche sul fronte dei costi di trasporto con il rincaro di noli marittimi e costi dei container che sono schizzati ai massimi. Su questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza o la totale assenza di infrastrutture per il trasporto merci che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it).