È di questi giorni la notizia della violazione di una delle misure anti-Covid da parte di un noto imprenditore della ristorazione di Ravenna. Ineccepibile il provvedimento inflitto dalla Polizia municipale, come rigido e intransigente appare il comportamento degli stessi agenti che hanno ostentato la benché minima attenuante dovuta all’intensa pioggia colpevole di avere permesso la cena all’interno del locale seppure con tavoli distanziati, ad un pugno di persone.
Nessuno intende disconosce la violazione, tuttavia occorre anche agire con un minimo di grano salis per valutare le situazioni con giustizia e non a senso unico, e con oggettività, prescindendo dal conseguente fine di pubblicizzare l’accaduto con spirito di autoreferenzialità per il Corpo di Polizia locale e a totale discapito del sanzionato.
Centinaia di persone possono testimoniare, infatti, la correttezza formale e sostanziale dei gestori del ristorante – pizzeria, attività da decenni operanti in città e la loro perdurante serietà esercitata negli anni e non meno durante la lunga pandemia.
Sono convinto, infatti, che l’errore sia stato voluto per un eccesso di condiscendenza nei confronti di quei clienti colpiti dalla pioggia e non tanto per un mero interesse economico, pur trattandosi di una delle categorie – va ricordato – più lungamente penalizzata da questa propagazione pandemica.
Giusta, dunque, la sanzione, ma persistono forti perplessità sulla chiusura per cinque giorni del locale, e nel contempo sommessamente inviterei il Corpo di Polizia locale ad avere lo stesso zelo e la medesima inflessibilità anche nei frequenti casi di assembramenti molti dei quali all’esterno, nel caso di mancato uso della mascherina e, non ultimo, nella violazione di questo pur assurdo e anacronistico coprifuoco.