La chiusura di parte della Ravegnana per le note cause ha provocato una grave situazione, che si ripercuote pesantemente sugli operatori e sugli abitanti della zona, ma in generale su tutta la città di Ravenna, impedita a collegarsi con l’altro storico capoluogo della Romagna in condizioni di decenza della viabilità e dei trasporti.

La recente posizione delle Confcommercio di Ravenna e di Forlì, con la proposta di allargare la Ravegnana e di realizzare una ferrovia, è interessante, anche perché coinvolge nella causa entrambe le città, ma non fattibile, almeno nel breve-medio periodo: da un lato per la scarsità del terreno adiacente all’asse della statale, in ragione della quale ogni precedente approfondimento tecnico dell’’idea progettuale si è inevitabilmente arenato, dall’’altro perché un nuovo tracciato ad uso ferroviario, capace di collegare i due capoluoghi, è di ardua e complessa concezione. Per’altro, l’’attuazione di tali proposte richiederebbe finanziamenti pubblici elevatissimi, sicuramente non disponibili allo stato attuale. Quando lo fossero, postulerebbe i tempi biblici delle opere infrastrutturali, tipici del nostro paese. È certamente giusto avere idee programmatiche di lungo respiro, ma ciò che invece appare urgente e indilazionabile è perseguire soluzioni di breve termine, che in primo luogo riducano i disagi e la pericolosità degli ordinari collegamenti tra Ravenna e Forlì, mentre d’’altro canto siano capaci di offrire tracciati alternativi, praticabili in condizione di sicurezza, nei casi emergenziali di interruzione o blocco della Ravegnana.

I COLLEGAMENTI ORDINARI
Sul primo punto, occorre innanzitutto che maturi, anche nella mentalità degli utenti, la consapevolezza che la sicurezza della Ravegnana può sopportare nei tratti extraurbani – se ben mantenuti, come tutto sommato si è fatto recentemente, e qual è comunque la richiesta fondamentale da porre/imporre ad ANAS – una velocità massima di 70 km/h. Raccogliendo la sollecitazione del concittadino ing. Ezio Brini, tra i più esperti in opere stradali, occorre chiedere ad ANAS che aumenti gli incroci da mettere in sicurezza, mentre Comuni e Province dovrebbero ridurre i passi carrabili, accorpandoli. Da valutare tecnicamente la deviazione del traffico pesante sulla E45, diramandosi dalla quale si può raggiungere Forlì tramite la Cervese e direttamente Cesena, evitando di farlo dal casello autostradale di Forlì. Ne verrebbe sgravata di molto la povera martoriata Ravegnana. S’impone in ogni caso l’istituzione, con il sostegno economico degli enti locali e della Regione, di una navetta tra Ravenna e Forlì, continuativa e frequente, con capolinea all’’aeroporto Ridolfi di prossima riapertura, come (e magari meglio) di quanto avviene già tra Cervia, Ravenna e l’’aeroporto Marconi di Bologna. Potrebbe essere una specie di metropolitana leggera di superficie.

 LE ALTERNATIVE DI EMERGENZA
La viabilità di emergenza, alternativa alla Ravegnana, richiede, sul nostro piano locale, il rafforzamento, direi immediato, dei quattro impossibili chilometri, tortuosi e scassati, della via Trova tra Gambellara e la provinciale Cella, in località San Bartolo, che attualmente sopperiscono, sul fronte est, al blocco della Ravegnana tra Longana e Ravenna. Poterli percorrere nei due sensi senza rischio intrinseco di collisione o di sbandamento nei fossati pone come obiettivo perseguibile che il Comune di Ravenna ne faccia oggetto di un progetto preliminare, così da iscriverne la realizzazione nei propri piani triennali d’’investimento. Sul fronte ovest, va messo in cantiere il progetto pluridecennale della viabilità alternativa/integrativa della via Argine Sinistro Montone (provinciale 68), sempre soltanto promesso, anche (ma non da ultimo) per la qualità della vita degli abitanti di San Marco.