“Il sindaco di Ravenna Michele  De Pascale nella sua veste di presidente Upi, l’unione delle province italiane, ha preso parte al congresso della Funzione pubblica della Cgil e nel suo  intervento ha correttamente sottolineato la forte mancanza di risorse statali per la sanità evidenziando come questo governo si muova in continuità con il governo precedente.

Affermazione corretta ed obiettiva  con la quale non si punta il dito su uno o l’altro schieramento, ma ad una perdurante criticità sul versante dei trasferimenti, in un settore di primaria importanza per la collettività. Non si tratta, quindi,  solo di un male comune ai vari governi che si sono succeduti, compreso l’attuale,  ma piuttosto  di un grave errore strategico di non considerare la sanità non solo una delle priorità ma piuttosto la priorità in assoluto! Purtroppo non si ha la percezione completa di questa ‘coperta corta’, anzi, spesso si tende a purtroppo a minimizzare una situazione complessiva di straordinaria gravità.

Crollano i ricoveri ospedalieri in un panorama in cui emerge statisticamente come l’Italia sia il Paese con il tasso di ospedalizzazione più basso d’Europa. E i ‘grandi anziani’ sono quelli che probabilmente ne risentono maggiormente in un territorio, come il nostro, ad esempio,  ancora non organizzato  sufficientemente per assolvere il compito di servizio integrativo e  sostitutivo sanitario di prossimità. In questa situazione di evidente  criticità, assistiamo ad una cronica carenza di medici e  infermieri e si continua a porre in essere, ad esempio,  il test d’ingresso. Oltre a questo, tra l’altro, non  sono rare le situazioni logistiche e ambientali, che scoraggiano il personale sanitario ad accettare  incarichi nelle strutture pubbliche.

Gli stessi pronto soccorso da anni lavorano con estrema difficoltà, con personale sottodimensionato e introvabile,  e sottoposti ad un lavoro logorante e non privo di pericoli sul piano della sicurezza, e, oltretutto,  la giusta indennità da riconoscere al personale del  PS contenuta nel documento di programmazione Economica slitta al 2024. Ma i mali della sanità non sarebbero terminati e al riguardo il Rapporto sanità evidenzia tre sfide per il Servizio sanitario nazionale: vale a dire, ridurre le sperequazioni, adeguare le dotazioni organiche e terzo, rimanere allo stesso tempo ‘sostenibile’.

La questione è molto seria e, oltretutto, tale condizione di ristrettezza economica, facilmente può condurre  ad un universalismo selettivo della sanità  in grado di privilegiare gli utenti ‘fragili’ e le situazioni gravi, ma con un impatto fortissimo sull’equità del Sistema sanitario nazionale.”