“Lo storico museo didattico del territorio ricavato nell’ex scuola elementare di San Pietro in Campiano, ricco di numerose raccolte archeologiche che ricostruiscono la storia di gruppi umani locali appartenenti alla preistoria e al Medioevo, è dal 2009 gestito dalla Fondazione RavennAntica la quale pare intenzionata ad abbandonare la gestione. La notizia non può non destare notevole preoccupazione,  considerato che la Fondazione  stessa, proprio al riguardo, in un logo informativo di presentazione precisa che “ ha saputo raccogliere e implementare la tradizione didattica museale ”di quel sito. In realtà non sono mai emersi questi contributi a sostegno del celebre museo nel cuore delle Ville Unite, né tantomeno si possono registrare particolari attenzioni rivolte ai numerosi laboratori che rappresentano il fiore all’occhiello di questo centro nella frazione di campagna, tuttavia RavennAntica pare non avere più alcun tipo di  interesse.   Oltretutto si parla con insistenza di un eventuale subentro nella gestione da parte di una nota ed importante compagnia teatrale che poco ci ‘azzecca’ con una struttura come quella di San Pietro in Campiano nata con scopi e finalità ben precise. Vale la pena di ricordare, infatti,  il particolare impegno degli alunni non solo in veste di visitatori  ma piuttosto come veri e propri protagonisti occupati nei laboratori, nelle attività interdisciplinari, negli esperimenti e manipolazioni. Un’esperienza forse unica con risvolti culturali e didattico – formativi molto importanti per i giovani di tutto il comprensorio delle Ville Unite e non solo. Si tratta forse di un migliaio di studenti all’anno che frequentano i citati spazi dedicati alle ‘attività pratiche’ con il rischio di essere compromessi e depotenziati. E in questo senso sarebbe davvero un peccato vanificare questo  grosso patrimonio che rappresentano il vero valore aggiunto del centro in questione. Tali aspetti, dunque,  non possono passare sotto tono e andranno discussi nelle sedi opportune a cominciare dai Consigli territoriali per evitare, come si diceva,  interruzioni e, come si diceva,  non compromettere i numerosi laboratori didattici che per il museo stesso rappresentano la punta di diamante. In altri termini il timore sta nel fatto che il polo museale subisca una regressione totale a discapito delle comunità, della storia stessa dell’istituzione e delle insegnanti  e, non ultimi, dei giovani interessati a compiere un’esperienza  senza paragoni.

Anche un’ ipotetica sostituzione di RavennAntica non può essere calata dall’alto ma deve essere democraticamente condivisa.”