“Pronti soccorso che scoppiano e medici in fuga. Dopo due anni di pandemia la situazione di chi lavora nella sanità non migliora, e se possibile peggiora. Mancano i medici ed in generale il personale sanitario. Mancano da anni, frutto di gravi errori nella programmazione degli accessi alle facoltà di medicina. Ora siamo in emergenza, perché qualunque innovazione nell’accesso all’università darà risultati solo fra molti anni. E’ dunque necessario ricorrere a strumenti eccezionali, come il richiamo di personale in pensione, l’utilizzo di specializzandi, l’utilizzo di personale proveniente dall’estero, ecc. che diano una risposta immediata, in attesa che vi sia un maggiore formazione di personale dalle università.
Alcune ASL hanno fatto ricorso anche ai cosiddetti “medici a gettone”, cioè l’utilizzo di personale fornito da società di servizi sanitari, per coprire turni o aree scoperte. Questa soluzione è sbagliata perché rischia di aggravare l’emergenza, non fornisce garanzie sulla qualità del servizio e prosciuga i pochi fondi disponibili per la sanità.
Infatti le tariffe a cui queste società di servizi sanitari forniscono i medici sono altissime, e ciò incentiva il personale medico pubblico a licenziarsi per aderire a queste società di servizi sanitari. In questo modo si possono arrivare a situazioni in cui guadagnano di più dei medici del servizio pubblico, definiscono i propri turni in anticipo, mentre il personale pubblico è sempre in emergenza per tappare i buchi. Inoltre non garantiscono la continuità del rapporto con i pazienti, ne fanno parte di un team che può verificare la qualità del servizio.
Il ricorso ai medici a gettone rischia di innescare una reazione a catena che ha come sua conclusione la fine del servizio sanitario pubblico.
Occorre invece scegliere una strada diametralmente opposta.
Da subito remunerando meglio il personale sanitario pubblico e soprattutto rispettando gli orari di lavoro, la loro programmazione, il diritto ai riposi settimanali, alle ferie e alle cure parentali, in sostanza migliorare e valorizzare il lavoro dei professionisti nel pubblico.
In prospettiva considerando la progressiva introduzione, come in altre realtà europee, dell’esclusività del rapporto di lavoro pubblico in sanità.
La sanità è una priorità, per questo Sinistra Italiana Emilia Romagna ha istituito un gruppo di lavoro regionale formato da personalità che lavorano nel mondo sanitario e coordinato da Alessandro Perini, che produrrà eventi e proposte di politiche sanitarie come contributo a migliorare un servizio primario per la comunità”