Con la festa finale, venerdì 13 settembre, al termine dello spettacolo I NOVE COMANDAMENTI del Teatro Due Mondi, si è chiuso MAUERSPRINGER, festival europeo del teatro di strada iniziato il 3 settembre a Faenza e nei comuni limitrofi, un progetto cofinanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea e realizzato con l’aiuto di molteplici contributi, un lungo elenco di partner che inizia con Regione Emilia-Romagna e Comune di Faenza (e tutti i comuni dell’Unione della Romagna Faentina), prosegue con enti, aziende, istituti, e termina – ultimi ma non meno importanti – con tanto volontariato.

Le compagnie coinvolte, e i partecipanti al festival, provenivano da Spagna (Hortzmuga Teatroa), Germania (Theaterlabor), Francia (Compagnie du Hasard e Théâtre de l’Unité), Serbia (Dah Teatar), oltre all’italianissimo Teatro Due Mondi di Faenza, promotore dell’intero progetto. Insieme a loro, hanno contribuito a completare il programma degli spettacoli il Teatro Nucleo (Italia) e il Divadlo Continuo (Repubblica Ceca).

A lato degli spettacoli, hanno lavorato Jean-Pierre Estournet (Francia), fotografo di teatro di strada nomade, con un laboratorio a cui hanno partecipato cinque fotografi di quattro diversi paesi; e Krzysztof Zwirblis (Polonia) con un laboratorio partecipato e spettacolo finale. Laboratori sono stati condotti anche da Teatro Due Mondi,Théâtre de l’Unité e da Dah Teatar. In tutto, le persone coinvolte nei vari laboratori del festival sono state oltre una settantina.

È impossibile dire quante persone hanno visto gli spettacoli (a Faenza, Solarolo, Castel Bolognese, Riolo Terme, Brisighella e Casola Valsenio) nel corso dei dieci giorni di festival: tremila, quattromila, forse ancora di più. Ma quello che si può sicuramente dire è che l’interesse verso questa forma di spettacolo è andato crescendo giorno dopo giorno. Non perché gratuito e senza biglietto, ma perché questo è il teatro che va incontro alla gente che cammina per strada, cerca di comunicare con lei, indipendentemente dall’età, dall’estrazione sociale, dal grado di istruzione e di cultura.

I gruppi che hanno portato gli spettacoli al festival si sono mossi su un unico tema di riferimento, ciascuno con la propria modalità espressiva: come “saltare” i muri, fisici e culturali, che separano e che impediscono di attraversare liberamente territori e abitudini, che impediscono la fuga verso la salvezza, lontano dalla guerra o dalla povertà, che impediscono il libero incontro tra le persone. Chi con un teatro che percorre la piazza, chi con una scena tradizionale ma all’aperto, chi con la danza o la comicità.

Un festival (speriamo in futuro si possa replicare, anche se con forme e modi diversi) che ha scommesso sulla possibilità di gettare dei semi sull’asfalto di una piazza, nel mezzo di gruppi di lavoro aperti ai cittadini (indipendentemente dalla loro nazione di nascita, dalla religione che professano, dal lavoro che svolgono), sulle panche su cui il pubblico si è seduto, nel vento che unisce spazi differenti: la scommessa che la conoscenza, e soprattutto una reciproca conoscenza possa essere uno degli strumenti per abbattere quei muri.