Il neo segretario della UGL Chimici della Provincia di Ravenna, Luca Michieletti, nel suo giro d’incontri istituzionali ha incontrato, fra l’altro, Franco Nanni, presidente del Roca (Ravenna Offshore Contractors Association), l’associazione che raggruppa le imprese del distretto di Ravenna operanti nel settore offshore. Un organismo che nelle scorse settimane si era detto preoccupato dal contesto caratterizzato da: Covid19, blocco delle attività di prospezione e ricerca, crollo del prezzo del petrolio ed effetti del Pitesai, la legge sul Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee.

Una situazione che costituisce “una grave preoccupazione per tutto il settore”.

In particolare, nel corso dell’incontro, si è trattato lo stato di difficoltà in cui si trova il sistema produttivo dell’ oil&gas e le ricadute sul mondo del lavoro nel territorio ravennate

Si è convenuto sulla necessità di operare con il sostegno del governo, delle istituzioni, delle forze politiche, delle associazioni imprenditoriali e sindacali e della comunità, affinché venga attivata una responsabile pianificazione di transizione energetica verso le fonti rinnovabili, che veda svolgere il ruolo importante e riconosciuto al gas naturale, utile anche alla produzione di idrogeno, combustibile pulito.

Come si rileva da studi su modelli esistenti di sistemi economici e sociali è possibile la convivenza tra il distretto dell’ oil&gas ed altri settori economici, quali il turismo, l’agricoltura e la pesca. Questa progettualità deve avere come riferimento imprescindibile la sostenibilità ambientale, da coniugare con la produttività, prevedendo interventi per la prevenzione e la riduzione dei fattori di rischio per l’ambiente, come la cattura della C02, etc…”: ha detto il segretario della UGL Chimici della Provincia di Ravenna, Luca Michieletti,

Secondo il sindacato Ugl e il Roca di Ravenna: “Bisogna evitare inutili alibi, posizioni prettamente ideologiche ed eccessi burocratici, e per l’inspiegabile eccessiva frettolosità, di scaricare i costi sociali sugli operatori, con la conseguente perdita di posti di lavoro e su tutto l’indotto. Anche perché il mancato positivo apporto economico del comparto rischierebbe di creare ulteriore assistenzialismo, accrescendo inevitabilmente il debito pubblico”.

Luca Michieletti e Franco Nanni concordano che: “Il sostegno della produzione nazionale di gas naturale (che soddisfa circa il 6 % della domanda italiana), con la ripresa dell’attività di coltivazione dei giacimenti, permetterebbe di scongiurare il forte declino degli assets maturi, superando un punto di non ritorno, sollevando l’occupazione del settore e contribuendo alla crescita economica del paese”.

L’adagiarsi alla sola importazione è causa di una costosa dipendenza energetica dall’estero, tra l’altro più impattante per l’ambiente e meno proficua in termini di posti di lavoro. Per chi è il vantaggio?”: chiede il segretario della UGL Chimici della Provincia di Ravenna.