Confermata la chiusura di una sala giochi situata a Ravenna. A stabilirlo è il Tar Emilia Romagna, che ha respinto il ricorso del titolare del locale in quanto troppo vicino a un cinema.

La legge regionale del 2013 vieta infatti l’installazione di apparecchi da gioco a una distanza inferiore a  500 metri da determinati luoghi sensibili, in questo caso un multisala. Il ricorrente aveva segnalato la mancanza di luoghi dove delocalizzare l’attività, sostenendo che l’insediamento era consentito nel solo 0,03% del territorio comunale, e che ciò causava il cosiddetto “effetto espulsivo”. Veniva poi sottolineata, in aggiunta, la difficoltà di reperimento di locali commerciali liberi.

Il tribunale regionale, riportando la documentazione del Comune, ha però smentito questa tesi, affermando che la percentuale di territorio in cui è consentita l’installazione di apparecchi ammonta al 2,6% del territorio. Per quanto riguarda la difficoltà di reperimento di locali liberi, i giudici lo hanno definito un “impedimento meramente fattuale dipendente dallo stato di fatto dei luoghi”.

Il ricorrente lamentava poi la presunta retroattività della norma sul distanziometro, che avrebbe così colpito esercizi già attivi. I giudici hanno però spiegato che la giurisprudenza “ha negato, in casi del tutto analoghi, la denunziata retroattività”, ma non per questo “l’esistenza di un’autorizzazione pregressa giustifica una deroga permanente”.

È stata poi sottolineata dai giudici la “previsione di un periodo transitorio idoneo a tutelare gli investimenti effettuati dagli operatori economici già in esercizio al momento dell’entrata in vigore della norma”.

La Deliberazione della Giunta Regionale risalente a gennaio 2019, infatti, prevede già un periodo di proroga di sei mesi, a cui se ne possono eventualmente aggiungere altri sei, per permettere la delocalizzazione dell’esercizio. È stata poi richiamata una precedente sentenza del Tar Emilia Romagna, in cui si spiega che la norma interviene “su una situazione non esaurita, ossia sul rapporto in essere tra amministrazioni comunali ed esercenti attività di gioco, ponendo nuove requisiti per l’esercizio di quest’ultima in futuro”. (Agipronews)