Nell’“Anno che verrà” di Lucio Dalla “c’è chi mette dei sacchi vicino alla finestra”. A Porto Corsini, c’è chi invece li ha messi per tamponare la vecchia, quasi inesistente, banchina di protezione dalle acque incombenti del Candiano.
Lo ha fatto pietosamente qualcuno, forse dell’Autorità Portuale, dopoché il 16 dicembre avevo sollevato in consiglio comunale, con un question time rivolto al sindaco, il problema della totale esposizione di Porto Corsini alla possibile scorribanda del canale dal lato di via Molo San Filippo che affianca l’abitato. Rilanciai allora il seguente grido di dolore di un gruppo di residenti: “Il lavoro è incompiuto per oltre la metà, mettendo in serio pericolo l’abitato dalle pericolose alte maree. Sull’altra sponda di Marina di Ravenna, il lavoro è stato iniziato e ultimato nella stessa fase. Ci domandiamo perché i lavori mancanti non iniziano, visto che l’opera è stata già finanziata”.
La risposta, pervenutami dal vicesindaco, assessore al Porto, è stata questa: “Per il tratto di Molo San Filippo, situato all’inizio del centro abitato, si fa presente che al momento l’intervento non è a bilancio dell’Autorità di Sistema Portuale per il costo significativo (7,5 milioni di euro), ma la stessa Autorità sta verificando la possibilità di reperire risorse ministeriali o cambiare la programmazione di altri interventi. Resta la sentita esigenza”.
Nel mio question time, avevo però scritto così: “Il tratto centrale della banchina è stato fatto nove anni fa. Paradossalmente è come iniziare una diga e fermarsi a metà dell’opera sperando che l’acqua non si rovesci ovunque. Dove sono finiti i 7,5 milioni stanziati nel 2018, certificati dalla Gazzetta Ufficiale? Perché a Marina l’intervento iniziato è stato completato senza interruzioni? Un canale dovrebbe avere due sponde. Porto Corsini ne ha mezza, che lascia scoperta da ogni minima agitazione delle acque metà delle case del paese dalla parte dell’ingresso”. La cosa si è dunque fatta seria. C’erano o no i 7,5 milioni? E se c’erano, dove sono finiti? Alla prima domanda possiamo già rispondere di sì con certezza, portando le prove.
Il rifacimento della prima metà dell’ex banchina fu fatto tra l’ottobre 2011 e l’aprile 2012, al costo di 5.625 milioni di euro, finanziato con la legge n 166 del 2002 per l’ammodernamento e riqualificazione dei porti. Nell’ambito della stessa legge, il decreto del ministero della Infrastrutture e dei Trasporti n. 2584 del 2015 ha approvato il programma di completamento delle opere da farsi nel porto di Ravenna, tra cui il “Rifacimento protezione di sponda a Porto Corsini” per 7,5 milioni di euro. Il programma stesso è stato confermato, pur con rimodulazioni delle risorse finanziarie, dal decreto dello stesso ministero datato 8 novembre 2017, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 41 del 19 febbraio 2018.
Oggi però, dice il vicesindaco, i 7,5 milioni per la banchina di Porto Corsini non sono a bilancio dell’Autorità di Sistema Portuale di Ravenna. Perché? Cosa c’era di più urgente? La risposta è densa di pesanti motivazioni politiche, che non possono essere taciute ai cittadini di Porto Corsini, mentre rischiano continuamente di essere allagati dalle acque portuali. Il sindaco non può dirsene estraneo, essendo di nomina politica sia il presidente che il comitato di gestione dell’ente portuale, e tanto meno disinteressato, dovendo la sua persona rappresentare l’intera cittadinanza comunale, non esclusa Porto Corsini. La rivolgiamo dunque a lui, riservandoci, sulla base dei chiarimenti ricevuti, di andare a fondo sulle cause e sui modi dei fatti esposti.