“Durante il corso di questi due anni terribili c’è stato un breve periodo in cui medici e infermieri del Servizio Sanitario Nazionale sono stati additati alla pubblica ammirazione per gli sforzi, la fatica, l’abnegazione alla causa dei malati. Cori si sono innalzati in onore di chi – praticamente da solo abbandonato a sé stesso dalla sanità privata – sosteneva l‘intero peso d’un sistema pubblico privo di “filtri” territoriali e primari per l’accesso alle strutture ospedaliere; costretto a turni di lavoro senza soluzione di continuità. Unico baluardo rimasto per reggere l’urto di migliaia di malati COVID che, arrivati in “urgenza” negli ospedali, avevano esaurito la maggior parte dei posti letto disponibili.

Fu in quelle lunghe, interminabili, faticose giornate di lavoro che il personale sanitario pubblico è stato messo molto spesso a disagio dalle blandizie dei soliti benpensanti benestanti; dei pennivendoli martiri del pensiero; delle subrettine in cerca d’autore; degli inutili quanto incapaci “governanti” e politicanti d’ogni risma che, dietro “l’eroismo” dei lavoratori della sanità – nelle interminabili chiacchiere dei talk show – hanno nascosto tutta l’insipienza e la gravità delle scelte operate in 30 anni di governo di centro sinistra e centrodestra e dei loro “tagli” a spesa e finanziamenti che hanno portato il Sistema Sanitario Pubblico al collasso e alle migliaia di morti nei due anni di pandemia.

Così, mentre in “aiuto” accorrevano medici e sanitari della Brigata Medica cubana “Henry Reeve” (che non smetteremo mai di ringraziare), anche noi ci siamo messi a fianco dei lavoratori della sanità per sostenere il rilancio del Servizio Sanitario Pubblico, sfidando Governi e Potentati sul terreno dei fondi da trovare nelle tasche di chi non ha pagato mai. Per tutta risposta, questuanti d’ogni estrazione e colore rivendicavano prebende e aiuti per i “loro cali di fatturato” e il Governo (alle strette) prometteva miracoli con i soldi che sarebbero arrivati dall’Europa.

A due anni di distanza, se di quegli elogi è rimasto poco o nulla, dei miracoli è rimasto ancor meno. Soprattutto alla luce dei nuovi contagi che, in queste ore, in poco meno di un mese, hanno riportato all’allerta giallo 13 regioni su 20; rimesso sotto stress l’intero sistema bloccato nuovamente dall’ingorgo nelle “intensive” tornate a riempirsi, nel frattempo, di animisti, stregoni d’ogni tipo e intelligentoni che han capito tutto loro. Tutte persone che oltre a rifiutare vaccini e “cure” hanno come programma politico l’assalto (non più solo verbale) alle organizzazioni democratiche del Paese e alla maggioranza dei cittadini. Il tutto in una situazione tornata esplosiva e che in poco tempo potrebbe riproporre a medici e sanitari il dilemma del “codice nero”; l’amara scelta, cioè, del “chi curare” e quali patologie lasciare indietro.

A due anni di distanza noi comunisti siamo ancora a fianco di questi lavoratori per tenere viva la memoria di come siamo arrivati a questo disastro. Nonostante le offese che ogni giorno riceviamo – perché insieme agli operatori della sanità sosteniamo la vaccinazione e il diritto di tutte le persone del mondo a vaccinarsi gratuitamente per combattere efficacemente il SAR COV 2 – noi comunisti siamo ancora qui a praticare la Resistenza ai fascismi e ai fascisti vecchi e nuovi che vedono la Libertà come l’unico diritto garantito dalla Costituzione a cui sacrificare Uguaglianza e Giustizia Sociale.

Siamo ancora qui a rivendicare il diritto di questi lavoratori ad una retribuzione degna per l’attività che svolgono a vantaggio di tutta la comunità. E, infine, siamo ancora qui a lottare perché sappiamo che i fondi dell’Europa servono solo (se usati bene) a tamponare una situazione d’emergenza mentre per le scelte strategiche rivendichiamo un progetto strutturale: una riforma che individui fondi “strutturali”, appunto, da reperire attraverso la fiscalità generale e tagliando, ad esempio, spese militari e i contributi alle imprese.

Insomma, noi comunisti ci siamo ancora! A fianco dei lavoratori della Sanità Pubblica perché questa diventi il perno d’un nuovo welfare che metta al centro le persone e i loro bisogni.”