In questi primi mesi del 2021 i Reparti territoriali della Guardia di Finanza della provincia di Ravenna hanno continuato a setacciare le domande presentate all’INPS per l’ottenimento del reddito di cittadinanza, individuando 16 richiedenti che hanno percepito illecitamente, per mesi, il sussidio pubblico grazie a istanze e autocertificazioni riportanti dati falsi o incompleti, riuscendo così a riscuotere complessivamente, senza averne titolo, oltre 100.000 euro.

Nel dettaglio, anche grazie alla consolidata collaborazione offerta dalla Direzione Provinciale dell’INPS di Ravenna, sono state selezionate numerose istruttorie che presentavano oggettivi indici di rischio di frode e su queste sono stati svolti accertamenti mirati a riscontrare, anche grazie alle banche dati in uso al Corpo, l’effettivo possesso da parte dei percipienti dei requisiti reddituali, patrimoniali e anagrafici necessari per poter usufruire della misura di sostegno familiare in argomento.

Al termine delle investigazioni svolte, come già avvenuto in passato, non sono mancate le sorprese rilevando numerose omissioni nelle autocertificazioni risultate poi determinanti per l’ammissione o meno al beneficio economico: in 5 casi, infatti, è stato accertato un reddito e/o un patrimonio ben più consistente del dichiarato, in 4 casi la mancata indicazione dei proventi da cospicue vincite al gioco on line, in 7 casi, invece, è stato proprio omesso un componente del nucleo familiare che percepiva redditi sopra soglia e infine, in un caso, ci si è “dimenticati” di dichiarare il possesso di un’auto di lusso.

Sulla base di queste risultanze le Fiamme Gialle della Compagnia di Faenza e delle Tenenze di Cervia e Lugo hanno denunciato i responsabili della frode alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ravenna per il reato punto dall’art. 7 del D.L. n. 4/2019 che prevede la reclusione da due a sei anni per coloro che, al fine di ottenere indebitamente il reddito di cittadinanza, producono dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere.

Gli stessi soggetti sono stati segnalati anche al competente ufficio INPS per l’avvio delle previste procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite, pari complessivamente a oltre 100.000,00 euro, nonché per l’interruzione immediata dell’erogazione del beneficio non dovuto.