Si è saputo solo ieri, nonostante la morte sia avvenuta venerdì: un lavoratore è precipitato da una impalcatura in un cantiere in via Grado a Ravenna. Avevamo già dato notizia di altri ferimenti da lavoro, sia intossicati che per caduta sul lavoro ma non ancora di morti quest’anno. Cominciamo con il primo il 4 febbraio.

Lo scorso anno l’INAIL ha ricevuto 555.236 denunce di infortunio di cui 1.221 con esito mortale. L’INAIL, va ricordato, non riesce a registrare tutte le morti e gli infortuni in Italia. Secondo l’Osservatorio indipendente delle morti sul lavoro, i decessi lo scorso anno sono stati 1.404. Per quest’anno ne ha già contati 111: di questi 54 hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, i rimanenti sulle strade e in itinere.

E poi ci sono le situazioni che nessuno è in grado di controllare, naturalmente, perché occultate. La nostra Regione, stando ai dati ufficiali, è quella che è cresciuta maggiormente quanto a infortuni rispetto all’anno precedente. 74.066 infortuni che significano un aumento di quasi il 10% sul 2020 (9,22%).

Del primo lavoratore rimasto ucciso quest’anno a Ravenna mentre lavorava non sappiamo molto. Solo l’età, 52 anni, il nome, Vasile Burcut, e la nazionalità, rumena. Sappiamo anche che l’edilizia lo scorso anno ha avuto il 15% dei morti complessivi, la maggioranza provocata da cadute dall’alto. Dunque, il lavoratore morto venerdì era impegnato in un’attività ad elevatissimo rischio morte.

Non dubitiamo che avremo notizia delle condoglianze formulate dal Sindaco. Sarebbe opportuno che il Sindaco ascoltasse la richiesta di Ravenna in Comune di spostare in Comune l’Osservatorio sulla legalità e la sicurezza del lavoro. In Prefettura, dove è stato relegato, non si sa nemmeno se venga convocato. Sarebbe indispensabile che producesse informazioni per chi è chiamato ai controlli, per indirizzarli dove serve. Nei cantieri, innanzi tutto. Ci domandavamo qualche giorno fa: «Per quanto tempo ancora chi siede in Consiglio Comunale, Coraggiosa compresa, continuerà a girarsi dall’altra parte?».

L’urgenza di una risposta, da venerdì, è ancora più pressante.