Un po’ di conti. Ravenna risulta la provincia in cui il canone per un affitto è mediamente tra i più cari d’Italia. Con 21,4 euro al metro quadro siamo al terzo posto in Italia (dopo Rimini e Belluno); la media italiana è di 11,4 €/mq. Nella nostra provincia sono state 5.964 le famiglie che, nell’anno 2021, hanno usufruito del Fondo nazionale per il contributo affitto e morosità incolpevole. Si tratta di famiglie con ISEE inferiore a 17.000€/anno che da quest’anno non lo riceveranno più in quanto eliminato dalla manovra del Governo Meloni.

Sul fronte dell’inflazione Ravenna in ottobre era risultata la città più cara in Italia, con un tasso del 13,9% su base annuo corrispondente ad un maggior costo medio per famiglia di 3.359 €/anno. Il livello è rimasto pressoché stabile a novembre (13,5%) e ci aspettiamo una conferma anche per l’ultimo mese dell’anno. Del resto chi non è vissuto di sola aria durante queste feste ha toccato con mano i rincari un po’ per tutto. Restando al mese di ottobre il rincaro medio delle sole bollette di energia elettrica, gas e altri combustibili per i Ravennati era stato calcolato al 143,2%.

Le retribuzioni, monitorate dal CNEL con riferimento all’ultimo anno pre-pandemia, vedono per i ravennati una paga media oraria di 12,10 €/h per gli uomini e di 11,03 €/h per le donne. Si tratta di importi più bassi della media regionale che invece sarebbe di 12.35 €/h per gli uomini e 11.26 €/h per le donne. Come si ricorderà dalle notizie uscite negli ultimi giorni, le retribuzioni italiane, diversamente da quelle europee, sono in costante calo da 30 anni. Considerato dunque il mancato recupero dell’inflazione gli importi riferiti al 2019 hanno oggi un valore molto inferiore a quello di tre anni fa.

In Emilia Romagna i dati ISTAT riportano un aumento della incidenza della povertà relativa individuale (cioè della percentuale di persone che vivono in famiglie in povertà relativa sui residenti) passata dal 5,5% del 2019 all’8,7% del 2021. Si tratta di un drastico aumento della povertà per una regione che nel 2019 si situava abbondantemente sotto la media delle regioni del nord Italia (8,7%) e che ora l’ha pressoché raggiunta (9%). Più nello specifico provinciale, sono state 5.863 le persone che tra il 2019 e il 2021 hanno beneficiato del reddito di cittadinanza a Ravenna. In funzione delle misure introdotte dal Governo Meloni e dell’intenzione di smantellare la misura (che secondo l’INPS e la Banca d’Italia ha salvato dalla povertà in Italia un milione di persone) sappiamo già che molte di queste persone non potranno più usufruirne.

Dal parziale quadro sopra riferito non può stupire che Ravenna non risulti immune dalla povertà e, anzi, questa sia una “mercanzia” sempre più facile da trovare sul nostro territorio. Anche limitandosi ai soli dati diffusi dalla Caritas di Ravenna, «nei primi 9 mesi del 2022 si sono rivolti al centro d’ascolto della Caritas diocesana 2.331 persone, con un aumento rispetto allo stesso periodo del 2021. Nei primi sei mesi di quest’anno, il centro d’ascolto ha accolto 199 nuovi nuclei in difficoltà, mentre erano 91 alla stessa data dello scorso anno. E sono stati 13.876 i pacchi viveri distribuiti nella prima parte dell’anno. Un aumento stimato del 30 per cento, rispetto all’anno scorso». Non è certo per caso quindi se a Ravenna è appena stato inaugurato uno degli empori solidali della Caritas più grandi di tutta la Regione!

Ravenna in Comune ha attribuito un posto importante nei propri programmi politici alla lotta alle nuove e vecchie povertà. Il tema dei servizi pubblici, della casa, della salute non può essere disgiunto da quello del sostegno alle fasce più deboli della popolazione ravennate. Alla luce delle deleterie iniziative del Governo Meloni diventa di primaria importanza il nostro progetto di introduzione di un reddito minimo comunale. Richiamiamo la Giunta de Pascale a considerare come l’equiparazione di degrado a povertà che sta alla base del nuovo regolamento di polizia municipale sia perfettamente in linea con le politiche del nuovo Governo di destra ma sia del tutto fuori sincrono rispetto alle esigenze di una cittadinanza sempre più impoverita. Non è un caso che, a parte il voto contrario di Ravenna in Comune, la scorsa consigliatura non avesse visto contrari all’approvazione del regolamento tra l’opposizione di destra. Senza Ravenna in Comune in questo mandato la povertà rischia di essere affrontata dal Consiglio Comunale solo da un punto di vista unanimemente repressivo.