Lo dicevamo qualche giorno fa: che a Ravenna l’Overshoot Day, cioè il giorno in cui si esauriscono tutte le risorse naturali a disposizione, scada prima di quello nazionale, ne abbiamo contezza da molti indizi. «Chi ci segue (ma anche semplicemente chi non chiude occhi naso e orecchie) ha modo di tenersi aggiornato sui continui sforamenti registrati dalle centraline comunali di monitoraggio della qualità dell’aria; sugli annunci di nuove impermeabilizzazioni di terreno agricolo (grazie a cui siamo sempre in testa alle classifiche di consumo di suolo); sulle conseguenze dell’abbassamento del suolo ogni volta che vengono giù due gocce in determinate aree costiere (causato sia dalle estrazioni delle piattaforme off-shore più vicine che dal riscaldamento favorito dallo stesso gas che si estrae); sui divieti alla balneazione provocati dallo sbocco a mare di acque dolci inquinate». Avremmo potuto continuare ma è proprio sui divieti di balneazione che ci dobbiamo soffermare oggi.

Arpae ha iniziato il 23 maggio i controlli sulla qualità delle acque di balneazione con il primo campionamento prima dell’inizio della stagione balneare, per accertare le condizioni igienico-sanitarie delle acque. Detto, fatto. Il giorno dopo, cioè ieri, le analisi dei campioni hanno messo in evidenza il superamento dei limiti in ben undici tratti di costa. Bastava guardarci per scoprirlo, evidentemente. Per il nostro comune sono due i tratti di costa in cui le analisi microbiologiche dei campioni di acque marine prelevati nei rispettivi punti di monitoraggio hanno rilevato una concentrazione superiore ai valori limite dei parametri escherichia coli ed enterococchi intestinali. Sono state perciò emanate due ordinanze di divieto temporaneo di balneazione: a Lido di Savio (da 350 metri a sud del molo sud foce Savio a 150 metri a nord del molo nord scolo Cupa) e a Casal Borsetti (dal piede molo sud foce canale Destra Reno a 160 metri a sud della foce). Per la revoca occorrerà un nuovo rapporto di prova da parte di Arpae che attesti il rientro dei valori dei parametri nei limiti previsti dalla legge.

Escherichia coli ed enterococchi intestinali sono “batteri spia” che vengono utilizzati come parametri per stabilire la qualità idrica. Se vengono sorpassati determinati livelli di concentrazione nelle acque, questo viene ritenuto, appunto, una “spia” di una situazione di inquinamento potenzialmente pericolosa e allora scattano i divieti. Il problema è più probabile si verifichi in vicinanza dello sbocco di fiumi e canali dove recapitano le acque di scarico fognario. Le foci vere e proprie, infatti, sono invece permanentemente soggette al divieto di balneazione per un tratto di litorale ampio 50 metri a nord e 50 metri a sud delle foci stesse proprio in quanto potenzialmente ricche di carichi antropici. Nel nostro Comune, considerando tutte le cause di divieto (anche le zone portuali e militari incidono negativamente, naturalmente) si arriva a 10 chilometri di costa permanentemente non balneabile sui complessivi 28 vietati lungo tutta la costa emiliano-romagnola.

Un elemento che prevedibilmente influenza la presenza nelle acque marine dei batteri “spia” è rappresentato dalle precipitazioni: meno piove e minore è l’impatto determinato dal carico inquinante veicolato a mare dai corsi d’acqua superficiali. Vista la siccità, dunque, la mole di sforamenti registrata appare notevole e le effettive cause andrebbero attentamente ricercate. Come Ravenna in Comune ci aspettiamo un attento monitoraggio della situazione da parte dell’assessorato preposto dopo quello che, oggettivamente, non può considerarsi un segno di buon auspicio per l’inizio della stagione 2022.