Non ci sarebbe stato bisogno di leggerlo sui giornali ma il titolo di ieri colpisce lo stesso duramente dove fa più male: «Bollette “salatissime” a Ravenna: è la più cara in Romagna, aumenti di oltre il 100%. L’Emilia-Romagna guadagna la seconda posizione nella classifica delle aree del Paese dove si è speso di più per il gas». Tornano in mente le promesse che circolavano al momento dell’autorizzazione ai rigassificatori di Ravenna e Piombino («Rigassificatore, sconto 50% in bolletta»). Promesse durate lo spazio di una firma. Ora che le due autorizzazioni per la durata (complessivamente) di mezzo secolo (ed un paio di miliardi di euro di costo per gli Italiani) sono state rilasciate, chi ne parla più?

Secondo la classifica stilata dall’Unione nazionale consumatori sulla base dei dati Istat di ottobre Ravenna era la provincia ai vertici in Italia per “maggior spesa aggiuntiva”, frutto del +13,9% di inflazione registrata nel mese. Percentuale che poi è scesa fino al 12,8% di dicembre (la più alta di tutta la regione), assestandosi al 9% su tutto il 2022. Un tasso superiore a quello dell’Emilia-Romagna (+8,4%) e alla media italiana, pari al +8,1%. L’Istat ha spiegato che al netto dell’energia i prezzi sarebbero aumentati solamente del 4,1%. Paradossalmente è proprio quel gas che sarebbe dovuto costare di meno a rappresentare la zavorra più pesante. In pratica rispetto alla famiglia tipo italiana da noi nel 2022 si sono spesi almeno 150 euro in più (ad andar “bene”). Chiaro come sia tutto ciò ad aver concorso a fare di Ravenna una delle città con il costo della vita più alto («Inflazione record nel 2022, Ravenna tra le città più care»).

Chiaro, ma non per tutti. L’Assessora comunale con deleghe a bilancio, politiche per le famiglie, l’infanzia e la natalità sostiene di non vedere «differenze fra la nostra città e altrove. Al momento in Giunta non abbiamo in previsione particolari approfondimenti su eventuali ragioni specifiche che causino l’inflazione ravennate. Il Comune, come noto, non ha possibilità di intervenire sulle dinamiche che determinano l’inflazione».

Non siamo d’accordo. Il Sindaco ha preavvisato qualche giorno fa circa l’indispensabilità di aumentare la tassazione locale. («Negli ultimi 5 o 6 anni siamo riusciti a non intervenire, ma questa volta non escludo di dovervi ricorrere» ha detto). Lo abbiamo già avvertito: «Ravenna in Comune ricorda al Sindaco, se ce ne fosse bisogno, che l’aumento della pressione fiscale darà il colpo di grazia ai ravennati, spingendo giù di un gradino della scala sociale tutti i cittadini che non possono “scaricare” altrove i maggiori costi». Prima ancora di pensare a quegli «aiuti e contributi che vengono assegnati in base ai redditi familiari» che l’Assessora ipotizza possibili (e su cui comunque concordiamo), c’è ben altro da fare. Innanzi tutto, come abbiamo già ricordato, è indispensabile «valutare con più attenzione i nuovi costi da inserire nel prossimo bilancio, i risparmi possibili, le nuove risorse ottenibili da una più oculata gestione del patrimonio conservato nella cassaforte di Ravenna Holding».

Di certo non è pensabile rinunciare in partenza ad un intervento attivo per frenare la spinta inflazionistica. Non è francamente utile approcciare il problema come fa l’Assessora Molducci quando dice: «La percezione che ho dall’esperienza diretta come cittadina, anche avendo visitato altre città vicine e lontane, è che l’aumento dei prezzi a Ravenna non sia molto maggiore rispetto agli aumenti di altri territori». Vorremmo rappresentarle che invece l’Istat ha collocato Ravenna al quinto posto della classifica relativa alle “città più care nello scorso anno”. Siamo ben sopra il dato medio italiano. Sotto media la lista è lunga: Verona, Livorno, Torino, Rimini, Reggio Emilia, Brescia, Venezia, Parma, Roma, Trieste, Ancona. E ci siamo limitati al solo centro nord. La meno cara di tutte tra capoluoghi di regione, province autonome e province con oltre 150.000 abitanti è Aosta. Per quando la Giunta avrà finito di guardarsi in giro, Ravenna in Comune chiede all’Amministrazione di darsi una mossa e non certo per aumentare le tasse!