“La mafia di Messina Denaro è percepita come lontana da Ravenna, dove però non mancano né ‘ndrangheta né camorra. «A Ravenna abbiamo storicamente la presenza di famiglie ‘ndranghetiste e camorriste che sono riuscite a trovare soggetti locali a cui aggrapparsi, disposti anche a fare da prestanome. Questi agganci possono essere ovunque, dall’imprenditoria alla politica». La denuncia esplicita è del Prefetto De Rosa che prima di arrivare a Ravenna si è fatto un nome a Lecco nel contrasto alla criminalità associata. Al punto da entrare in contrasto con il Consiglio comunale lecchese che ha rifiutato l’accusa di «tacita e remissiva consapevolezza o acquiescenza al fenomeno criminale e ai suoi referenti» emessa da De Rosa nei confronti della società civile lecchese. Accusa ben sostanziata con le 20 interdittive antimafia firmate durante il suo mandato in quel territorio: un record nazionale. A Ravenna ne ha firmata nel giugno scorso, pochi mesi dopo la sua nomina.

Parla dunque soppesando bene le parole a Ravenna il Prefetto quando avverte che «qui in passato è stato fatto tanto ma sbagliamo se pensiamo di avere finito. Non rimaniamo fermi: anche in questo periodo stiamo approfondendo alcune situazioni e nelle prossime settimane valuteremo il da farsi. Faremo particolare attenzione alla gestione dei finanziamenti Pnrr, su cui è in atto un lavoro di monitoraggio costante». Ma a rendere particolarmente appetibile Ravenna per la criminalità organizzata, sottolinea ancora De Rosa, «vi è anche la presenza del porto, con un miliardo di euro di fondi», oltre alle prospettive turistiche offerte dai lidi. «Dove ci sono soldi – ribadisce De Rosa – la mafia non resta a guardare e tenta di infiltrarsi».

Edilizia e logistica, ma anche ristorazione e alberghiero: sono questi i principali settori nei quali la criminalità organizzata coltiva i propri interessi economici nel Ravennate secondo il Prefetto. E poi le ecomafie. E poi gli appalti pubblici, dove gli interessi delle mafie si misurano in gare da milioni di euro che hanno imparato a vincere. Da qui l’importanza dell’interdittiva antimafia che, dice De Rosa, «impedisce alla società condizionata o infiltrata dalla criminalità organizzata di avere rapporti con la pubblica amministrazione. Da subito, niente appalti, concessioni, autorizzazioni». E qui vien subito la memoria agli ostacoli incontrati dai nuovi uffici comunali per arrivare a conclusione. E, naturalmente, il nuovo palazzetto dello sport, ancora oggi in mezzo al guado.

Ravenna in Comune torna pertanto a sollecitare l’attenzione dell’Amministrazione Comunale sui bandi pubblici, su come costruirli e implementarli per l’enorme rischio rappresentato da quello che la relazione antimafia definisce un vero e proprio «sistema integrato e radicato tra imprese, appalti e affari in cui operano le consorterie» e con cui è indispensabile fare i conti. Il Prefetto ha perfettamente ragione a sostenere che «occorre vigilare sempre, prestando attenzione ad ogni minima avvisaglia». È ora di svegliarsi se non si vuole che anche Ravenna meriti l’accusa di «tacita e remissiva e remissiva consapevolezza o acquiescenza al fenomeno criminale e ai suoi referenti».”