“A volte qualche “no” bisogna dirlo. «L’economia di Ravenna ha una natura multisettoriale. Il settore chimico e quello turistico hanno una convivenza non sempre facile. Impatto sul territorio, inquinamento dell’aria non vanno d’accordo con la promozione del turismo. Intendete continuare a portare avanti i due settori di pari passo?». È la domanda rivolta al Sindaco. La risposta: «Assolutamente sì. È vero, è difficile conciliarli, ma io vorrei che Ravenna mantenesse questa sua multisettorialità che è la nostra forza. L’economia di Ravenna cresce più lentamente quando c’è la ripresa, ma resiste di più quando c’è la crisi. Bisogna dire sì alcune volte e dei no indispensabili. Un “no” l’ho detto, al rigassificatore».

Nessun errore, l’intervistato non è il Sindaco di Piombino, che si oppone strenuamente all’installazione di un rigassificatore galleggiante davanti al porto cittadino. Non è nemmeno il Sindaco di Brindisi, altra città dove si vorrebbe imporlo, che ripete di non volerne nemmeno sentirne parlare. Neanche si tratta del Sindaco di Agrigento, competente ad esprimere il no per il suo territorio. Eccetera. Il comprensibilmente lungo elenco dei primi cittadini che assolutamente respingono l’impatto sul territorio che amministrano di un impianto di rigassificazione non lo si può qui completare per ragioni di spazio.

A pronunciare quelle parole è stato proprio il Sindaco di Ravenna. Undici anni fa. Fabrizio Matteucci, intervistato a breve distanza dalla rielezione per il secondo mandato. Che ricordava, appunto, l’opposizione ad un impianto di rigassificazione nel mare di Ravenna formulata tre anni prima. Eppure anche allora tutto il mondo imprenditoriale premeva perché si installasse. E non c’erano i Fridays for Future da incontrare (come più volte fatto da de Pascale) o la Dichiarazione di Emergenza Climatica da far approvare dal Consiglio Comunale (come ottenuto da de Pascale autore della proposta). C’era, semplicemente, un senso del limite. Che ora non c’è più.

Il Sindaco attuale non è più capace di moderare gli appetiti di ENI e della locale lobby del fossile. O forse nemmeno vuole. La chiama, senza vergogna, energia a chilometro zero, che è un altro modo di dire che intende accettare di tutto davanti alla nostra costa: nuove estrazioni di gas, un enorme deposito di CO2 ed un “bel” rigassificatore. Quello che aveva respinto il suo predecessore. C’è anche il progetto AGNES nell’elenco, un parco eolico, ma è presentato come il “prezzemolino” che “sdogana” tutto il resto. Il rischio che venga abbandonato al suo destino non appena avrà esaurito il compito di greenwashing che gli è stato assegnato dagli industriali dell’off-shore è effettivamente elevato.

Ravenna ha la linea di costa in arretramento dovuto all’innalzamento del livello del mare/abbassamento del suolo. La causa è in parte dovuta all’estrazione del gas e per altra parte all’effetto climalterante dello stesso gas. Ne soffre tutta la nostra costa che è stata appena interessata dal pompaggio di un milione di metri cubi di sabbia per mantenere in vita le spiagge almeno fino a fine estate. Il danno tocca punte di estrema gravità tra Lido di Dante e Lido Adriano. Ravenna ha poi 25 stabilimenti a rischio di incidente rilevante. La zona industriale lungo il porto canale ha una concentrazione di impianti che trattano sostanze pericolose di particolare rilievo. A livello provinciale si raggruppa il 5% di tutti gli impianti italiani a più elevato rischio Seveso.

Alla luce di questi elementi, come Ravenna in Comune, riteniamo del tutto infondate le accuse di NIMBY (not in my back yard – non nel mio cortile) che ci vengono rivolte solo perché diciamo di “no” all’ennesimo incremento di rischio che pretende l’industria a traino fossile. Pretendiamo da Michele de Pascale che non arretri almeno rispetto al “no” pronunciato da Fabrizio Matteucci. Il miglior modo per onorarne la memoria a due anni dalla prematura scomparsa è non rendere vano l’indispensabile “no” che ebbe a pronunciare nel 2008 in nome e per il bene di Ravenna.”