Massimo Manzoli

A meno che le nostre fonti d’informazione non siano ispirate da maligni folletti, fra poche settimane, o addirittura giorni, l’Ospedale di Ravenna andrà incontro a un’ importante “ristrutturazione” in uno dei suoi settori strategici. Infatti, a quanto pare, il reparto di degenza della ginecologia cesserà di esistere, e l’utenza che lo utilizza  verrà accorpata alla degenza della chirurgia. Un cambiamento non da poco, se si pensa che  la specificità dei reparti di ginecologia è da sempre stata considerata, ovunque,  un passo avanti rispetto alle precedenti organizzazioni  delle divisioni di ostetricia- ginecologia e ancor più, ovviamente, rispetto ai tempi in cui  molte  strutture di ginecologia neppure esistevano in quanto tali, ma erano sezioni delle divisioni di chirurgia.

Ora, siamo persuasi che il settore della sanità ospedaliera sia profondamente cambiato negli ultimi decenni, e che sia in profonda evoluzione quotidianamente, e che quindi trasformazioni possano verificarsi anche nell’assetto organizzativo.

Ci chiediamo però se la scelta di “eliminare” il reparto ginecologico sia dettata da una vera aspirazione alla razionalizzazione, che dovrebbe voler dire miglioramento della qualità, o non piuttosto dall’ ennesima tensione al risparmio.

Ovvero, che fine faranno le infermiere della ginecologia,  tutte operatrici  di grande esperienza nello specifico settore ? Saranno aggiunte al personale delle degenze chirurgiche, dove verranno collocate le pazienti ginecologiche, o le si vorrà “spalmare” in vari servizi (magari senza alcuna attinenza con la materia nella quale esse sono maggiormente formate) dove c’è carenza di personale ? Il personale d’assistenza della degenza chirurgica sarà potenziato, o quello che c’è dovrà farsi carico a parità di forze, dell’arrivo di una notevole quantità di pazienti operate ? Gli eventuali ricoveri ginecologici non chirurgici, cioè che non necessitano di interventi, ma di osservazione, assistenza e trattamento medico verranno comunque accorpati con pazienti reduci da interventi o avranno un loro spazio ?

E ancora, i ginecologi di guardia, il cui lavoro quotidiano consiste soprattutto nella sorveglianza e nell’assistenza in sala parto, nell’esecuzione delle numerosissime visite di pronto soccorso sia ostetrico che ginecologico, nella esecuzione delle visite di dimissione e nella produzione della relativa documentazione,   dovranno “fare le corse” fra due luoghi fra loro molto distanti per riuscire a espletare tutto il loro lavoro ? E se verranno chiamati a risolvere un problema in degenza ginecologica mentre sono occupati in sala parto o in pronto soccorso ostetrico (evenienza già oggi assai  critica, nonostante la prossimità dell’ostetricia e  della ginecologia) come dovranno cavarsela ?

Siamo convinti che la qualità delle prestazioni non ne avrà un detrimento, quella unità operativa continuerà a produrre attività di alto livello, e  le singole pazienti non correranno alcun rischio. Ma crediamo che ciò si otterrà per l’impegno personale di chi lavora in quel settore, e sopporterà nuovi carichi di lavoro, non perché la nuova forma organizzativa sia la migliore. I sindacati, in proposito, che cosa hanno da dire ?

Ma soprattutto: medici infermiere della ginecologia sono stati in qualche misura chiamati alla discussione della questione e in qualche modo coinvolti in un processo decisionale, o dovranno trovarsi di fronte a un fatto compiuto?

Per fare chiarezza e cercare risposte abbiamo depositato un’interrogazione al sindaco della nostra città Michele De Pascale.

Massimo Manzoli – Consigliere Comunale di Ravenna In Comune