Non solo la democrazia si è persa per strada ma anche l’opacità e il mistero ingabbiano tutta la politica di rigassificazione in Italia. Ravenna e Piombino in testa. In questo momento spicca l’assenza di informazioni sul destino della nave rigassificatrice arrivata a Piombino, la Golar Tundra. Da parte del Governo non è stato sciolto il nodo della sua ricollocazione e, d’altra parte, si è in attesa del pronunciamento del TAR Lazio il prossimo 5 luglio. Inoltre il “governatore” toscano, iscritto al PD come quello emiliano, ha dato altri 4 mesi a SNAM per rivelare dove intende metterlo. Completa incertezza sul dove e sul quando, dunque.

Sul “quando” perché l’autorizzazione per l’impianto di Piombino scadrà tra tre anni e non fra un quarto di secolo come quella data a Ravenna per SW Singapore. E poi il TAR potrebbe abbreviare drasticamente la durata della sosta a Piombino qualora accogliesse il ricorso appositamente presentato dal Comune di Piombino, da WWF, da Greenpeace e dal sindacato USB. Quest’ultimo ha anche presentato denuncia penale per i profili di rischio sicurezza già ora rappresentati dalla Golar Tundra a poca distanza dal centro urbano.

Che sia tra tre anni o sia tra tre mesi, la Golar Tundra andrà comunque spostata e perciò è di primaria importanza, specie per Ravenna, disperdere la nebbia che avvolge il “dove”. Da noi opposizioni e maggioranza in Comune aiutano ad ispessire la cortina fumogena con continui rimpalli invece di contribuire fattivamente a diradarla. Al Sindaco che continua a tenere le orecchie tappate con entrambe le mani e a ripetere ossessivamente “nessuno mi ha detto niente”, allora, rendiamo noto che Giani, il governatore toscano, è considerato dal governo di destra uomo di fiducia al pari di Bonaccini. Entrambi sono stati proprio per questo confermati nel ruolo di commissari in quanto dediti al compito di adempiere ai desiderata di ENI con immutata solerzia anche dopo il cambio di governo. Dunque è da credere a Giani quando dice che il rigassificatore andrà in Adriatico e che va esclusa la sua permanenza nel Tirreno.

Aggiungiamo un elemento. Benché SNAM da parte sua non abbia formalizzato tale posizione ma si sia limitata a parlarne a quattrocchi con Giani, nella richiesta di proroga a lui presentata per ottenere altri 4 mesi ha scritto testualmente: «Le verifiche fin qui condotte hanno evidenziato la fattibilità di una ricollocazione in sito off-shore in Adriatico, in relazione alla quale la Scrivente ha approntato il necessario sviluppo progettuale, come da ordinanza commissariale n. 140/2022» ossia in adempimento ad una delle condizioni dell’autorizzazione rilasciata. Dunque il progetto per l’Adriatico c’è già benché, dica ancora SNAM, «sono state esaminate ulteriori e diverse possibilità di ricollocazione off-shore sia in Adriatico sia in alto Tirreno, la cui praticabilità (anche in relazione agli eventuali vantaggi rispetto alla alternativa offshore già sviluppata) deve tuttavia essere ulteriormente verificata, anche con riferimento alle correlate implicazioni tecniche, alle tempistiche e ai costi di attuazione, oltre alla raccolta di dati quanto ai siti oggetto di studio».

Così, tanto per alzare altro polverone, SNAM dice che si sta guardando ancora in giro prima di calare la briscola. Forse aspetta la pronuncia del TAR Lazio, visto che se dovesse rendersi necessaria l’immediata ricollocazione della Golar Tundra non sarebbe affare da poco. Oppure aspetta di comprarsi il rigassificatore di Rovigo, di cui detiene attualmente una quota di minoranza (7,3%) e che per la stragrande maggioranza è di proprietà di americani (Exxon Mobil con il 70,7%) e qatarini (QatarEnergy con il 22%). Infatti, nonostante da noi si racconti che il futuro sta nella rigassificazione, la proprietà proprio adesso ha deciso di disfarsene.

Ravenna in Comune torna a dire che se per Ravenna si parla di un secondo rigassificatore è perché si è dato assenso al primo da parte di maggioranza di centrosinistra e opposizione di centrodestra. Lo si è fatto senza aver ricevuto alcun mandato popolare e ribaltando una decisione già presa in senso opposto dal Comune di Ravenna nel 2008. Mancanza di trasparenza e mancanza di democrazia si aggiungono alla mancanza di sicurezza essendo saltati a piè pari tutti i procedimenti ordinariamente previsti per accertare la conformità alle normative Seveso e VIA. E poi si sono trascurati i riflessi sull’ambiente, sul traffico portuale, sulle attività di pesca, sul turismo balneare, sulla mancata riconversione dell’off-shore… Ma prima di tutto si continua ad andare in direzione opposta alla indispensabile transizione energetica su cui si spendono solo parole mentre i soldi continuano ad andare, disastrosamente per il clima, sulle energie fossili invece che su quelle rinnovabili. Per tutto questo Ravenna in Comune ha aderito convintamente alla manifestazione nazionale che il prossimo 6 maggio replicherà a Ravenna le proteste che pacificamente hanno interessato Piombino l’11 marzo e che si svolgeranno a Cagliari il 15 aprile. Chi vuol solo alzare polvere può continuare a starsene a casa. Noi, assieme alle altre forze politiche, al Coordinamento della Campagna per il Clima – Fuori dal Fossile, alle associazioni di difesa dell’ambiente, alle cittadine e ai cittadini che rivendicano un futuro migliore, saremo in piazza per disperdere la nube di gas che avvolge Ravenna.”