Il 2 aprile è la Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo o, per meglio dire, dei disturbi dello spettro autistico.

La tesi che voleva il vaccino trivalente morbillo rosolia parotite come causa dell’insorgere dell’autismo è ormai stata da anni ampiamente smentita dall’analisi epidemiologica dei dati come ribadito e confermato dall’ultima revisione sistematica della Cochrane, lo scorso novembre. Resta il dato pubblicato dal Ministero della Salute che stima in 1 caso di disturbo dello spettro autistico su 77 bambini (età 7-9 anni). È rilevata una prevalenza maggiore nei maschi (4,4 volte in più rispetto alle femmine) con una crescita costante dell’incidenza.

Molte sono le cause indagate dei disturbi dello spettro autistico ma il quadro è ancora oscuro come riportato dalla letteratura scientifica (Lyall, K. et al. The Changing Epidemiology of Autism Spectrum Disorders. Annu. Rev. Public Health 38, 81–102 (2017).) Tuttavia, un aspetto di indagine che sta assumendo importanza è dato dalle sostanze chimiche presenti nell’ambiente quali gli interferenti endocrini, l’inquinamento atmosferico come diossido di azoto, PM2.5 e PM10, metalli pesanti e pesticidi.

Ad esempio, si dovrebbero più a fondo indagare le conseguenze sanitarie dei pesticidi utilizzati in agricoltura come i residui nei cibi e nelle acque. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, nel 2020, la Provincia di Ravenna ha impiegato il 33% di tutti i fungicidi, insetticidi, acaricidi, erbicidi e fitosanitari impiegati nelle pratiche agricole nella nostra Regione. Oltre 66.000 quintali di prodotti che sono oggettivamente un carico inquinante che non può lasciare indifferenti se solo pensiamo all’inquinamento ambientale e ai residui nei cibi destinati all’alimentazione. Un medico illuminato come Giulio Maccacaro, scriveva quasi cinquanta anni fa, nel 1976, che ci sono tre livelli di prevenzione. La prima è quella primaria rivolta ad abbattere gli agenti patogeni quindi quanto è in grado di generare la malattia. Il nostro sistema sociale non ha come priorità studiare ed eliminare gli inquinanti ambientali che determinano le malattie. D’altra parte, gli interessi economici che determinano questo degrado e inquinamento ambientale sono tali da non essere, per alcuni, negoziabili.

L’opzione rimanente è quindi investire risorse ed energie nell’individuare la malattia appena insorge. È quel sistema che punta alla “diagnosi precoce” – o prevenzione secondaria – con l’intento di arrestare la genesi della malattia. Nella fase finale, si passa alla prevenzione terziaria, praticata dai clinici, nelle corsie degli ospedali per limitare e riparare i danni della malattia.

Fin quando non si praticherà la prevenzione primaria come prima opzione, le produzioni e pratiche inquinanti potranno procedere senza grandi difficoltà facendo ricadere i costi economici, emotivi e sociali sulla sanità pubblica, sugli individui e i loro affetti. Per questo merita interrogarsi, senza retorica, sull’aumento dei casi di autismo e in particolare delle cause ambientali.