Ravenna in Comune ha già avuto modo di occuparsi della cava di Monte Tondo. Si tratta dell’ennesimo conflitto che si pone artificialmente tra cittadini in quanto lavoratori in un territorio e cittadini in quanto abitanti in quello stesso territorio. Non è territorio ravennate, se non a livello di provincia. Ravenna è un Comune di pianura. Per questo sentiamo la Vena del Gesso, dove si trova la cava, per quanto esterna ai confini comunali, un po’ come se fosse nostra. Del resto, se venisse accolta la domanda presentata dalla Regione, ci potremmo fregiare di un nono sito Unesco proprio grazie alla Vena del Gesso.

Il padrone, una multinazionale, la Saint-Gobain, tenta il solito ricatto occupazionale per continuare con il liberistico motto, di “sfruttare tutto quello che si riesce finché conviene e al diavolo il resto”. Se si accoglie la richiesta, allora il lavoro continua come prima per un altro po’. Se non si accetta allora la vallata ne soffrirà. Del fatto che le cave prima o poi debbano cessare il loro lavoro estrattivo e che quindi va programmato, andava fatto da tempo, il “cosa succede dopo”, è cosa che non interessa al padrone. E, come spesso succede, la posizione del padrone è sostenuta anche da chi rappresenta i cittadini in quanto lavoratori, cioè i sindacati, ma anche dalle istituzioni locali. Non è una novità: accade anche a Ravenna con le piattaforme off-shore. Questo modello ricattatorio il liberismo cerca di replicarlo ovunque. Che, a parte la crisi climatica, l’estrazione di gas rappresenti di per sé una fonte di abbassamento del suolo, o che la cava sia diventata incompatibile con la sopravvivenza del patrimonio naturale rappresentato dal parco della Vena dei gessi ai padroni non interessa, comprensibilmente. La Vena del Gesso è difesa da un largo fronte di associazioni e cittadine e cittadini che vede alla sua testa la Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna.

Come Ravenna in Comune scrivevamo sul nostro programma già nel 2015 che: «La nostra idea di sviluppo si fonda sulla convinzione che sia non solo possibile ma conveniente preservare l’ambiente e porlo al centro dei progetti di crescita». Ravenna in Comune torna dunque ad esprimere piena solidarietà con la lotta per salvaguardare la Vena del Gesso e chiede si compiano al contempo sin d’ora i necessari passi per rendere possibile, al momento della chiusura della cava, una transizione ad un lavoro sostenibile sia economicamente che ambientalmente per il territorio.