Scrivevamo qualche tempo fa che Ravenna non è fortunata con le infrastrutture ferroviarie. E non per una questione di soldi. I soldi si trovano in un lampo, quando si vuole, per quello che si vuole. Pensiamo al miliardo di euro che costerà, nel suo quarto di secolo di esercizio, il rigassificatore che a tutti i costi (appunto) vogliono piazzare di fronte a Ravenna. Lì, però, si tratta di soddisfare gli appetiti della speculazione internazionale (e nazionale) coperti da balle varie e paure artificialmente indotte. Oppure, per restare nello specifico ferroviario, ad opere che si sono volute realizzare (anche qui, a tutti i costi) e di cui non c’era alcuna urgenza: dal ponte Teodorico al raddoppio del sottopasso che attraversa via Darsena.

A proposito di raddoppio, l’opera indispensabile per i collegamenti ferroviari ravennati, quella che aspettiamo dal 1863, cioè da quando fu inaugurata, riguarda la tratta sino a Castel Bolognese. Da allora funziona su un solo binario, azzoppando ogni possibilità di rendere almeno decente un viaggio in treno per passeggeri e merci in direzione di Bologna. Ricordiamo bene la presa in giro a fine 2018 quando venne annunciato in pompa magna dalla Regione che si sarebbe velocizzato il tragitto, per scoprire poi, dopo che anche de Pascale si era accodato agli alleluia, che la soluzione sarebbe stata il taglio di fermate dall’oggi al domani. Stessa presa in giro questa volta, quando leggiamo che la Regione, Bonaccini in testa, festeggia non già il raddoppio, ma addirittura la quadruplicazione dei binari che arrivano a Castel Bolognese. Per poi scoprire che non riguarderà la tratta da Ravenna, ma quella da Bologna: più di due miliardi di euro di spesa. Arrivati a Castel Bolognese, però, il binario resterà unico, tanto i ravennati son contenti lo stesso, si devono dire dalle parti del PD.

Quella che a Ravenna si mandi giù di tutto, in effetti, è l’idea che circola nel partito del potere, il PD. Mai nessuno che contrasti tale idea, del resto, provando a dire il contrario in quel partito. Perfino il repubblicano Mingozzi, fedelissimo alleato, questa volta ha fatto notare che «se solo si pensasse al raddoppio della Russi-Castel Bolognese esso completerebbe la tratta verso Bologna del collegamento con il porto di Ravenna». Vale anche per il traffico passeggeri, naturalmente. Da de Pascale, invece, non arriva nemmeno un sospiro fino ad ora.

Ravenna in Comune lo dice da sempre: il raddoppio del binario per Castel Bolognese dovrebbe essere in testa ad ogni sforzo di qualunque Amministrazione cittadina, presente o futura. Di questo, prima di ogni altro progetto ferroviario e di altra natura, si dovrebbe trattare nei rapporti con le Ferrovie, con la Regione, con il Governo. Qualunque Governo. Prima, molto prima, di qualunque ipotesi su una stazione per l’alta velocità, un altro sovrappasso su via Darsena o, ad esempio, un accidente di rigassificatore da pagare coi soldi nostri.