06/04/2018 – Nuova udienza del processo a Matteo Cagnoni, il dermatologo ravennate accusato di aver ucciso la moglie Giulia Ballestri nel settembre 2016. Questa mattina nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Ravenna sono stati sentiti alcuni gli amici di vecchia data dell’imputato Matteo Cagnoni. chiamati dall’avvocato della difesa Giovani Trombini. Prima degli amici è stato ascoltato l’ex vicesindaco di Ravenna Giannatonio Mingozzi, che ha dichiarato di aver conosciuto Cagnoni in occasione di alcune iniziative organizzate in città, di aver partecipato ad un paio di cene dov’erano presenti Matteo e Giulia e al battesimo del figlio più’ giovane della coppia. Mingozzi ha ricordato Giulia come una figura con “un ruolo passivo in occasione degli eventi mondani” ma molto ospitale durante la cena organizzata a casa Cagnoni. “Dopo la fine del mio mandato da vicesindaco non ebbi più’ rapporti con il dermatologo” ha specificato l’attuale presidente di TCR.”Il suo fu un interesse, nei miei confronti, più’ per l’istituzione che ricoprivo che verso la persona” Dopo Mingozzi sono stati sentiti gli Amici di Matteo: Luca Ferranti, Marco Rondoni, Simonetta Morgagni e Alessandro Locatelli. Tutti hanno parlato di Matteo come un amico corretto e disponibile, mai manipolatore. Uomo e imprenditore dalla spiccata personalità. E lui e Giulia sono stati ricordati come una coppia normale, affettuosa “dopo tanti anni di matrimonio, si tenevano ancora per mano”. Marco Rondoni, in particolare, amico di Cagnoni da più’ di 30 anni, ha anche raccontato di aver ricevuto tre lettere scritte da Matteo durante la detenzione. Alla prima lettera, ricevuta nel dicembre 2016, rispose dopo Natale. “Ad un amico non si possono negare due righe di conforto” e gli scrisse commentando come i media avessero dipinto un personaggio “che non esiste”, descrivendolo come un personaggio alla Dinastym che viaggiava su una bentley bianca, auto che Matteo non ha mai avuto, regalando mazzi di fiori alle donne. “In questi casi spesso poi si innesca solamente l’invidia sociale” ha concluso Rondoni.