manifestazione dello scorso novembre

Il comitato di Priorità alla scuola ha scritto una lettera al sindaco Massimo Isola per chiedere la riapertura delle scuole, anche in zona rossa, per scongiurare ripercussioni troppo negative nella psicologia e nell’apprendimento di adolescenti e bambini:

“Gentile Sindaco,
conoscendo la Sua sensibilità verso il tema della scuola che Lei e la Sua amministrazione ci avete dimostrato in più occasioni, siamo con la presente a chiederLe di esprimersi pubblicamente, nella sua veste istituzionale, a difesa della riapertura delle scuole nel nostro Comune

Consapevoli della criticità sanitaria che la nostra città attraversa in questo momento, il Comitato Priorità alla Scuola di Faenza ha deciso di non organizzare iniziative di piazza in queste settimane, come invece le reti Pas di Imola, Bologna, Modena, Reggio Emilia e altri comuni emiliani romagnoli hanno fatto anche in questi giorni. Continuiamo però a chiedere un impegno concreto per la riapertura delle scuole.

La loro completa chiusura andrebbe scongiurata anche in zona rossa, a tutela dei diritti dei minori e di quello all’istruzione in particolare. In Italia da oltre un anno studenti e studentesse delle scuole superiori seguono forme di “didattica mista”, eufemismo per dire che la didattica in presenza è decurtata del 50% o annullata. Le adolescenti e gli adolescenti si chiedono se mai riprenderanno ad avere una scuola che funziona per accoglierli.

I genitori si chiedono cosa resterà della credibilità della scuola al termine degli anni scolastici

in pandemia e quali prospettive ci saranno per i loro figli.

Insegnanti e dirigenti scolastici vedono i loro sforzi per mantenere la didattica in presenza vanificati e, ad un anno di distanza, vedono i ragazzi sempre in maggiore difficoltà e non trovano più strategie per mantenere la loro attenzione.

La sospensione della didattica in presenza per i servizi educativi e dei cicli inferiori (nidi, infanzia, primaria, secondaria inferiore) è una misura che calpesta le vite dei più piccoli e dei loro familiari.

Siamo a oltre dodici mesi dalla prima chiusura delle scuole e purtroppo ormai conosciamo bene i danni che questa situazione provoca. Gli esperti ci spiegano che il processo di sviluppo degli adolescenti si è bruscamente interrotto a causa dell’isolamento prolungato a cui sono forzati e si sta riducendo non solo la motivazione, ma anche la capacità di concentrazione e astrazione. Le più piccole e i più piccoli sono ancora meno in grado di

gestire la didattica a distanza sia da un punto di vista organizzativo, sia sul piano emotivo. Tutto ciò ha un impatto enorme sulle famiglie: tutte condividono le stesse difficoltà, ma sappiamo che sono quelle più fragili – sul piano sociale, economico, culturale – a pagare di più.

Ancora una volta le conseguenze della chiusura di ogni ordine e grado di scuola si stanno riversando sulle famiglie, già vessate psicologicamente ed economicamente, costringendo

soprattutto le donne a ulteriori sacrifici. Molte famiglie, non avendo altra scelta per carenza di servizi pubblici, stanno facendo ricorso ai nonni, categoria considerata fragile e a rischio perché in gran parte non ancora vaccinata.

L’esperienza di oltre dodici mesi ci ha indicato che la chiusura delle scuole, oltre a non aver fermato la diffusione del contagio, ha un impatto violento sull’intero tessuto sociale e mette a repentaglio la salute intesa così come l’OMS la definisce sin dagli anni Cinquanta: “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”.

Si aggiunga che la Regione Emilia-Romagna, insieme ai suoi Comuni, negli ultimi mesi dello scorso anno aveva più volte affermato il valore insostituibile della scuola in presenza e si era dichiarata pronta a ripartire. Purtroppo invece prendiamo atto che la campagna vaccinale per i docenti procede a rilento e che lo screening in farmacia non era, come ho personalmente fatto presente al Presidente Bonaccini, la misura migliore per contrastare la diffusione del virus, mentre approntare, come ha fatto la Toscana, un tracciamento continuativo a campione nelle scuole, avrebbe consentito di individuare in modo sollecito eventuali casi positivi che, lo ricordiamo, nella maggior parte delle scuole, non hanno comunque prodotto cluster che motivassero la chiusura indiscriminata di tutte le scuole.

A fronte dell’estensione della Zona Rossa a tutta la Regione ci chiediamo quale sia la prospettiva per le scuole del nostro territorio che sono già chiuse da oltre dieci giorni. Abbiamo motivo di temere che, dopo quello scorso, sia a rischio anche questo anno scolastico e questo ci pare inaccettabile.

In quanto pilastro della vita sociale, la chiusura delle scuole è accettabile solo in caso di lockdown totale, mentre questo è un lockdown solo per la scuola, ancora una volta colpita per prima.

Riteniamo doveroso che tutte le istituzioni, comunali, regionali e nazionali, lavorino concretamente per riaprire al più presto tutte le scuole di ogni ordine e grado, accelerando la campagna vaccinale, introducendo un tracciamento a campione e continuativo nelle scuole e adottando, là dove necessario soluzioni alternative – come la frequenza in presenza di piccoli gruppi o a giorni alterni – che consentirebbero di mantenere una percentuale di presenza che, per quanto minima, sarebbe comunque preziosa e vitale e testimonierebbe almeno della volontà di dare priorità alla scuola, facendo seguire alle parole azione che vi corrispondano.

Le chiediamo quindi di prendere una pubblica posizione volta anche a sollecitare le istituzioni regionali affinché premano su quelle nazionali per invertire la rotta che il neo- ministro dell’Istruzione Bianchi sembra aver intrapreso dichiarando in modo esplicito che “non c’è un orizzonte temporale” per la riapertura delle scuole. Non avere un orizzonte significa toglierlo alle giovani generazioni e quindi al presente e al futuro del paese

Restiamo in attesa di un Suo pubblico riscontro e di azioni conseguenti e auguriamo a lei e a tutta l’amministrazione un buon lavoro”.