26/05/2018 – Il centro storico? Può “rinascere” con il coinvolgimento diretto dei cittadini ravennati. Questa una delle principali linee emerse nel forum promosso dal Partito repubblicano giovedì scorso alla sala Bini, in cui esperti e operatori – l’architetto Massimiliano Casavecchia, la sociologa dell’Università di Bologna Roberta Paltrinieri, il console del Touring Club Emilia Romagna, Pierluigi Bazzocchi e Mauro Tagiuri, storico commerciante del centro, in rappresentanza delle associazioni – si sono confrontati mettendo in campo idee per il futuro, in un’ottica multidisciplinare. Spazio alle riflessioni sulla storia e sul presente della pianificazione ravennate e sul “caso” di Bologna. Roberta Paltrinieri ha condotto un progetto di cittadinanza attiva che ha coinvolto 15mila persone nei vari quartieri, chiamate ad esprimersi sul riutilizzo dei “loro” spazi urbani. Per quanto riguarda il turismo, il centro di Ravenna meriterebbe poi di essere tutto sotto l’egida dell’Unesco, è stato evidenziato. Ribadita infine la necessità di tutelare il tessuto commerciale, fondamentale per il “cuore” della città. Gli esponenti del Pri, il segretario comunale Stefano Ravaglia, la capogruppo in consiglio comunale Chiara Francesconi e il vicesindaco Eugenio Fusignani hanno fatto il punto sulle politiche per il centro e lanciato nuove proposte.
Ravaglia pensa ad un “patto” tra Comune e i cittadini su progetti concreti di recupero e decoro urbano; Chiara Francesconi ha illustrato il ruolo dell’Università e dell’Accademia di Belle Arti per creare ulteriori poli di attrazione: nuove attività imprenditoriali dedicate agli studenti universitari; laboratori e spazi espositivi per l’Accademia. Il vicesindaco ha parlato del centro come di un luogo dove possono e devono convivere vocazione turistica e vivibilità. Tra i temi: gli accessi, la mobilità, il riutilizzo degli spazi e le nuove regole, anche sul fronte del decoro urbano.

Le politiche per il centro nel dettaglio
Sul fronte delle politiche, il segretario comunale del Pri Stefano Ravaglia ha lanciato la proposta di un vero e proprio “patto” tra ravennati ed Amministrazione per dare vita a progetti concreti, anche sul fronte del decoro urbano, per il “salotto buono” della città. Il Comune potrebbe mettere in campo risorse per associazioni ma anche per singoli cittadini, che decidano ad esempio di curare il proprio fronte strada. Per la “rigenerazione” urbana il Pri punta inoltre su Università e Accademia di Belle Arti. L’Ateneo è ancora poco “percepito”: la nascita di attività imprenditoriali dedicate favorirebbe il rapporto con gli studenti; per quanto riguarda l’Accademia, il ritorno in centro può passare anche dall’allestimento di spazi espositivi e laboratori, ha spiegato la capogruppo in consiglio comunale Chiara Francesconi. Tutto questo può essere favorito dal percorso di statizzazione dell’Accademia intrapreso dal Comune. Ha concluso l’incontro il vicesindaco Eugenio Fusignani, per il quale occorre coniugare la vocazione turistica alla sicurezza e alla vivibilità, attraverso piani concreti ed “un cambio di mentalità”. Tra i temi emersi, l’accesso dei mezzi commerciali (si pensa ad una piattaforma logistica esterna, collegata al centro con veicoli elettrici).
Poi un’immagine coordinata: “perché non allestire le vetrine dei negozi sfitti, in attesa di un loro riutilizzo, con mostre di artigianato artistico o ‘quinte’ che illustrino la città?”. Riflessioni anche sulle Ztl “selettive”, per l’ingresso di mezzi elettrici o a metano e sulla possibilità di riaprire al traffico via Guaccimanni durante i lavori in via Pascoli e via Oriani. Spazio per un’ulteriore pedonalizzazione, “non prima di creare infrastrutture per la sosta”. Il tutto in un quadro di nuove regole: “Il tanto vituperato regolamento di Polizia urbana? Per cambiare ci vuole coraggio, anche di fare scelte impopolari. I questuanti? Accoglienza significa servizi e strutture per il sostegno, non umiliarti chiedendo l’elemosina”.

Approfondimento
Le linee del convegno
Dalle scelte urbanistiche alle politiche turistiche, il filo conduttore dell’incontro è stata l’importanza della comunità locale. Non una semplice suggestione: la docente universitaria Roberta Paltrinieri ha illustrata un’esperienza di cittadinanza attiva, di “città ingaggiata”, a Bologna: un progetto che ha guadagnato anche l’apprezzamento della Fondazione Bloomberg, con un premio di 70 mila dollari.
Nel capoluogo felsineo sono stati coinvolti i quartieri: i cittadini hanno espresso idee sul riutilizzo dei “loro” spazi urbani. Alla fine, sono stati 15 mila i bolognesi a “votare” online: i progetti prescelti sono stati fatti propri dal Comune. Un altro strumento è rappresentato dai “patti di collaborazione” con l’ente, che sono uno strumento giuridico: sono già 600.
Una metodologia apprezzata dall’architetto Massimiliano Casavecchia, che nel suo intervento ha ripercorso la storia della pianificazione ravennate e delle sue caratteristiche, riflettendo poi sul termine “città”, che in latino, ha spiegato, si differenzia in urbs e civitas: dove con il secondo, appunto, si intende comunità. Il console per l’Emilia-Romagna del Touring Club, Bazzocchi, ha evidenziato lo straordinario patrimonio ravennate: l’intera città, ha affermato, dovrebbe essere sotto l’egida dell’Unesco, non solo gli attuali otto monumenti. Fondamentale, anche in questo caso, l’apporto dei singoli cittadini per creare un “clima” di città turistica. “Più Ravenna per tutti” è stato lo “slogan” finale…
Tagiuri, storico commerciante del centro, in rappresentanza delle associazioni dell’artigianato e del commercio, ha evidenziato la necessità di operare per preservare e rilanciare il cuore della città, anche alla luce delle tante chiusure delle attività commerciali. E alla delocalizzazione in atto degli uffici pubblici devono fare da contraltare altri “catalizzatori”, come la presenza sempre più diffusa delle istituzioni culturali.