Prosegue l’impegno delle cooperative agricole braccianti (CAB) della provincia di Ravenna per il lavoro e l’agricoltura sostenibile. I terreni per produzioni biologiche sono passati da 1.898 a 1.928 ettari, il 16,5% del totale di quelli coltivati dalle CAB, una percentuale doppia rispetto alla media provinciale. La restante parte è coltivata con il metodo della produzione integrata. Non solo: sono ormai 932 gli ettari dedicati alle rinaturalizzazioni con boschi, boschetti, siepi e stagni: un aiuto alla biodiversità, ma anche alla tenuta idrogeologica del territorio.

I dati sono stati presentati venerdì 12 novembre alla Fattoria Guiccioli di Mandriole, a Ravenna, nel corso del report annuale delle Cooperative agricole braccianti. Oggi le sette CAB (Massari, Fusignano, Agrisfera, Ter.Ra., Comprensorio Cervese, Campiano, Bagnacavallo e Faenza) danno lavoro a 606 persone, di cui 382 sono associate. Insieme dispongono di un patrimonio netto contabile di 116 milioni di euro e generano ricavi annuali per 40 milioni, coltivando 11.700 ettari di terra, il 10% della superficie agricola utilizzabile della provincia di Ravenna. Il 2020 è stato un anno positivo, con una produzione per ettaro di oltre 2mila euro, dato raggiunto prima solo nel 2017, ma le sfide della siccità e degli eventi climatici sempre più estremi appaiono sempre più gravi, in assenza di risposte globali.

Negli anni le CAB hanno diversificato le loro attività che oggi riguardano non solo le produzioni agricole, ma anche gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili — che generano oltre 40.000 MW all’anno, contribuendo per il 17,7% sul fatturato. Importante anche la zootecnia: ogni anno sono 6,5 milioni i litri di latte biologico conferiti alla filiera cooperativa. Tra le attività anche due agriturismi (Massari, a Conselice, e Tenuta Augusta, a Mandriole), che consentono di ampliare ulteriormente il ventaglio di attività.

Con il 10% della superficie agricola utilizzabile della provincia di Ravenna, il gruppo delle Cooperative Agricole Braccianti (CAB) è ai primi posti tra le più grandi realtà agricole d’Italia e d’Europa. Non è questo, però, il motivo per cui la ricerca universitaria parla di un sistema “unico al mondo”, bensì perché la proprietà indivisibile e cooperativa di questi terreni viene tramandata da oltre un secolo, da generazione a generazione di soci, secondo i principi del mutualismo.

La presentazione del report, giunto alla nona edizione, è avvenuta alla presenza del presidente della Provincia, Michele de Pascale, dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, del presidente di Legacoop Agroalimentare, Cristian Maretti, e del presidente di Legacoop Emilia-Romagna, Giovanni Monti. A presentare il report Aldo Zoppo dell’ufficio consulenza direzionale di Federcoop Romagna, mentre Stefano Patrizi, presidente di Promosagri, ha aperto i lavori.

Tra le autorità erano presenti il senatore Stefano Collina, la presidente del Parco del Delta del Po, Aida Morelli, e il presidente del Consorzio di Bonifica della Romagna, Stefano Francia.

«Dopo 9 anni di report — ha detto nelle conclusioni il presidente di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti — possiamo dire che le CAB sono più sostenibili, integrate e digitali, condizioni necessarie per svolgere il loro ruolo fondamentale all’interno della filiera in favore dell’ambiente, della qualità delle produzioni e del lavoro garantito. L’aumento delle materie prime però ci preoccupa, così come l’incertezza sui contributi europei. Nel 2022 sarà il centenario dell’assalto fascista alla sede delle cooperative di Ravenna. In quell’occasione organizzeremo iniziative importanti per ricordare il ruolo che le cooperative agricole braccianti hanno sempre avuto come presidio democratico».

«Oggi la principale minaccia per l’umanità — ha detto il presidente di Promosagri, Stefano Patrizi — e l’insostenibilità dello sfruttamento delle risorse naturali. Il problema ha già un costo pesantissimo per le nostre aziende sull’acqua, sul meteo, sulle fitopatie e la fauna selvatica, cose su cui tutte le istituzioni locali devono agire per consentire alle aziende di adattarsi. La buona notizia è che si comincia a capire che può essere affrontata solo con una politica internazionale.».

«Ci attendono grandi sfide — ha dichiarato l’assessore regionale Alessio Mammi — e le CAB rappresentano un esempio a cui guardare per storia, impegno e capacità produttiva.  La presenza di filiere agricole forti e competitive è sempre più un fattore strategico a livello paese, di fronte ai cambiamenti climatici. Per portare l’agricoltura italiana nel futuro occorrono risorse e visione strategica. L’Emilia-Romagna è stata la prima regione a vedersi approvato il Piano di Sviluppo Rurale, con un pacchetto di 408 milioni in arrivo. Ora occorre impegnare velocemente le risorse del PNRR, assegnandole ai territori che hanno capacità di spesa: non è più giustificabile un sistema pubblico in cui non si riescono a spendere le risorse europee».

«Le CAB — ha detto il presidente di Legacoop Emilia-Romagna, Giovanni Monti — sono un esempio di come il tema intergenerazionale sia centrale nella distintività del movimento cooperativo: non c’è altro tipo di impresa che invece di distribuire il patrimonio tra i soci, abbia nel suo dna la trasmissione del patrimonio a quelli futuri. Il valore dell’innovazione è stato centrale in questa logica, che ha portato le CAB a diventare una delle esperienze più importanti d’Italia nel settore. Non solo: in un momento in cui il tema della qualità del lavoro in agricoltura è molto rilevante le CAB sono un elemento di garanzia da sempre, così come di sviluppo del senso della comunità e del rapporto con il territorio».

«Le cooperative braccianti — ha ammonito Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare nazionale — sono un perno fondamentale della filiera cooperativa, sono un valore aggiunto per tutto il settore agricolo, anche perché hanno precorso i tempi su molti temi che oggi sono invocati a livello globale, dal biologico all’agricoltura di precisione. Ora l’aumento dei prezzi delle materie prime rappresenta un ulteriore elemento di forte incertezza rispetto alle scelte sui piani colturali.  Servono invece certezze e chiarezza, ed è questo che ci aspettiamo dai rapporti con le istituzioni ministeriali e governative rispetto alle questioni che agitano il settore, primo fra tutti l’assenza di un piano strategico nazionale».

«Il report delle CAB è un appuntamento importante per tutta la comunità — ha spiegato nel suo saluto il presidente della Provincia, Michele de Pascale —, perché consente l’ascolto e la comprensione dell’andamento del vostro settore. È un momento molto delicato in cui serve attenzione da parte delle istituzioni, specialmente per una peculiarità come quella espressa dal sistema delle cooperative agricole braccianti. Una realtà che va fatta comprendere e che va raccontata a tutti i livelli».