“35 anni sono passati da quel 13 marzo del 1987 quando nel porto di Ravenna, 13 lavoratori morirono soffocati come topi nella stiva della nave E.Montanari durante lavori di manutenzione.

Filippo Argnani, di 40 anni.

Marcello Cacciatore, 23 anni, di Ruffano (LE).

Alessandro Centioni, 21 anni, di Bertinoro.

Gianni Cortini, 19 anni, di Ravenna, era al suo primo giorno di lavoro.

Massimo Foschi, 36 anni, di Cervia.

Marco Gaudenzi, 18 anni, di Bertinoro.

Domenico Lapolla, 25 anni, di Bertinoro.

Mosad Mohamed Abdel Hady, 36 anni, egiziano, residente a Marina di Ravenna.

Vincenzo Padua, 60 anni, unico dipendente della Mecnavi, vicino al pensionamento.

Onofrio Piegari, 29 anni, di Bertinoro.

Massimo Romeo, 24 anni, al suo primo giorno di lavoro.

Antonio Sansovini, 29 anni.

Paolo Seconi, 24 anni, di Ravenna, al suo primo giorno di lavoro.

Nomi e cognomi per esteso non numeri, lavoratori che come molti di noi sono usciti di casa la mattina per svolgere il proprio lavoro quotidiano e non sono più tornati a casa la sera…

In questi giorni, da parte delle istituzioni e delle forze sindacali confederali, ci sarà un fiorire di  convegni e celebrazioni di ricordo.

Riteniamo giusto onorare la memoria di quelle vittime e di quel tragico giorno.

Ma..

Sì c’è un ma.

Vi chiediamo, dove siete quotidianamente quando lo stillicidio dei lavoratori continua?

Dove eravate un mese fa, a febbraio, quando Vasile Burcut muratore è morto cadendo da un’impalcatura e Pierantonio Ferraresi è morto a Cervia precipitando dopo la rottura del braccio meccanico del suo mezzo?

Solo lo Slai Cobas con l’adesione di Ravenna in Comune e di Potere al Popolo Ravenna hanno reagito immediatamente con due presidi di protesta a sensibilizzazione della città.

Dai Sindacati confederali neanche “10 minuti” di Sciopero.

Dalle Istituzioni come i Comuni solo “ solite parole di indignazione e cordoglio”.

Del resto sindacati e istituzioni hanno il loro palliativo, la loro foglia di fico buona in queste occasioni, L’Osservatorio per la Sicurezza e la legalità.

Anche nei convegni di questi giorni ci raccomandiamo, riempitevi la bocca con questo strumento inutile così come lo avete costruito, annunciate che analizzerete e poi “agirete” con una “piattaforma di intenti tra le parti sociali e economiche”.

Insomma celebrerete i 35 anni da quella tragedia lavandovi la coscienza come al solito.

Non è così per noi di Potere al Popolo.

Ci rifiutiamo da sempre di considerare disgrazie o fatalità su cui piangere  gli OMICIDI SUL LAVORO e gli infortuni quotidiani.

Del resto come ci dicono sia Confindustria che il governo dei “migliori” capitanato da Mario Draghi c’è la grande ripresa con il Pil al 6%.

Il ritmo del lavoro non può rallentare e tutti i dipendenti devono essere produttivi e questo si riscontra come dato comune quando si indaga sugli omicidi sul lavoro: sicurezze disattivate, scarsa formazione dei nuovi assunti, tempi e risultati contingentati da tabelle rigorose.Si usa, come purtroppo  abbiamo visto con la morte di Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, anche l’alternanza scuola lavoro come strumento per avere manodopera a costo zero e senza tutele.  E non  parliamo poi del sistema di appalti e subappalti, girone infernale dantesco come da sempre denunciamo.

Per le aziende, la sicurezza e la vita dei lavoratori diventano un costo da eliminare al fine di realizzare il massimo profitto.

Basta sfruttamento, basta precarietà e tagli al personale di controllo, cancelliamo le leggi compiacenti che il liberismo ha fatto approvare a chi governa e ha governato (fosse del centrodestra o centrosinistra poco cambia, tutti proni agli ordini )

Lo stillicidio quotidiano di infortuni e omicidi sul lavoro a Ravenna e in Italia deve diventare una delle priorità con interventi immediati, veri e decisi da parte di tutti.

Noi di Potere al Popolo non ci stancheremo mai di ripeterlo e ci batteremo per questo sempre.”