Il 27 dicembre scorso, presentai al sindaco un’interrogazione sul progetto di potenziamento della centrale termoelettrica Teodora di Porto Corsini, posta sulla via Baiona, di lato al canale Candiano. Non ricevetti però dall’assessore all’Ambiente Baroncini una risposta esaustiva, a garanzia soprattutto degli abitati di Marina Romea e di Porto Corsini/Marina Romea, assai poco distanti, come pure degli ambienti naturali circostanti, destinati a subire il “potenziamento” anche di vari fattori inquinanti” a ricordarlo è Alvaro Ancisi, consigliere comunale uscente, capogruppo di Lista per Ravenna.

“Replicai, tra l’altro, che il progetto, richiedendo un aumento del consumo di metano quale combustibile, nonché dell’anidride carbonica (CO2) e dell’ossido di carbonio (CO), quali gas di combustione, prevedeva sì in compenso una diminuzione degli ossidi di azoto (NOX), grazie ad un sistema catalitico che li riduce del 30%, ma producendo un’emissione “nuova” di ammoniaca, causa eminente di smog fotochimico. Sollevammo perplessità sull’aumento di produzione dell’anidride carbonica, mentre si fa un gran parlare, anche a Ravenna, di de-carbonizzazione, vagheggiando addirittura l’azzeramento di questo gas, che produce effetti devastanti di alterazione del clima. Essendo già noto un aumento dell’ossido di azoto pari al 9%, occorreva dunque conoscere, per una corretta valutazione del bilancio costi-benefici, tutte le informazioni tecniche non disponibili”.

La risposta è venuta dal Ministero della transizione ecologica, il quale ha chiesto delle integrazioni allo studio preliminare ambientale presentato da Enel per il progetto in questione.

“Tra le richieste principali c’è di ridurre le ore di esercizio o di concentrazioni delle emissioni, “al fine di garantire l’imprescindibile neutralità del bilancio emissivo rispetto a quanto già autorizzato, per tutti gli inquinanti normati”, considerato appunto l’aumento delle emissioni di anidride carbonica e di ossido di carbonio, nonché dell’ammoniaca come nuovo inquinante” fa notare Ancisi.


“Il Ministero chiede che tutti i dati siano messi nero su bianco, “al fine di evitare impatti non considerati”, nonché di integrare lo studio preliminare ambientale con “un piano ad hoc delle ricadute al suolo dell’ammoniaca emessa, implementando stazioni di monitoraggio in continuo ed un protocollo per la rilevazione delle segnalazioni di molestie olfattive in accordo con Arpa” e “di progettare uno studio epidemiológico, con la collaborazione dell’Ausl territoriale, per il confronto degli scenari di esposizione ante operam e post operam, per valutare la differenza delle concentrazioni attualmente emesse con quelle prospettate in futuro”. Infine, Enel dovrà integrare lo studio ambientale riguardo agli aspetti idrogeologici, “considerando che l’area del nuovo impianto è soggetta a potenziali allagamenti”, verificando perciò “se non sia necessario rialzare il piano di posa anche delle altre opere, oltre a quelle per lo stoccaggio dell’ammoniaca, al fine di evitare possibili ulteriori impatti in conseguenza di scenari incidentali per effetto di detti allagamenti e di eventi meteoclimatici estremi”. ENEL avrà 45 giorni per rispondere alle richieste ministeriali.

Una maggiore attenzione ai fattori ambientali inquinanti connessi al progetto di potenziamento della centrale ENEL avrebbe comunque dovuto essere prodotta dai vari enti territoriali che se ne sono occupati in primis”.