“Era il 14 maggio 2014 ed ero in Sri Lanka per Lavoro quando venni a conoscenza del fatto che il Comune di Ravenna chiedeva  un risarcimento danni agli autocostruttori di Filetto, questo fu un passaggio un passaggio clamoroso di tutta la vicenda” commenta Pietro Vandini la sentenza del Tar che condanna il Comune di Ravenna al risarcimento degli autocostruttori di Filetto. Vandini, all’epoca dei fatti, era capogruppo in consiglio comunale per il Movimento 5 Stelle, dopo esserne stato il candidato sindaco nella campagna elettorale che portò alla rielezione di Fabrizio Matteucci come candidato della coalizione di centrosinistra.
“Della vicenda venni a conoscenza negli anni precedenti grazie a Matteo Mattioli e Stefano Bentini e subito mi apparì clamorosamente ingiusta.” commenta Vandini.
“Così, come consigliere comunale cercai nel mio piccolo di dare visibilità alla vicenda e di fornire supporto a queste persone, ma non solo, cercai anche di coinvolgere l’allora amministrazione comunale perchè mi sembrava assurdo quello che stava succedendo. Ciò che non riuscivo a capire era come fosse possibile che l’amministrazione ritenesse “colpevoli” gli autocostruttori quando invece avrebbe dovuto affiancarli per cercare di risolvere un problema nel quale oggettivamente l’amministrazione aveva delle colpe” critica Vandini.
“Ora, ammetto di sentirmi a disagio perchè i miei attacchi di allora erano rivolti al compianto sindaco Matteucci in quanto persona a capo dell’amministrazione comunale, Fabrizio Matteucci che ci ha lasciato in modo tragico lo scorso anno al quale non voglio in alcun modo mancare di rispetto o mancare di rispetto alla sua famiglia. Per questo non starò certamente qui a rivangare questioni politiche ancorate a quei momenti.
Voglio solo complimentarmi con Matteo Mattioli e Stefano Bentini per la perseveranza perchè i meriti di questa vittoria sono solo i loro.
Ciò che lascia amarezza è vedere coma la politica troppo spesso elimina quella parte di umanità che secondo me deve essere alla base di tutto e prescindere da ogni dinamica elettorale. Eravamo palesemente davanti ad un’ingiustizia ma ammetterlo e cercare soluzioni poteva apparire come una debolezza politica da evitare a tutti i costi quando invece a mio parere l’aspetto umano avrebbe prevalso fungendo da traino per riavvicinare le persone.”