La CNA Territoriale di Ravenna ritiene che le misure adottate nei confronti del settore benessere siano un esempio eclatante di una gestione dei provvedimenti contro la pandemia contraddittoria e spesso incomprensibile. In questa fase così difficile le imprese hanno fornito, senza mai tirarsi indietro, il loro contributo (economico e organizzativo) per cercare di ridurre il contagio e lavorare in sicurezza. Le imprese hanno rigorosamente rispettato tutti i protocolli e le norme e continueranno a farlo perché è una modalità che fa parte del loro modo di lavorare a stretto contatto con i clienti e a fianco dei loro dipendenti, garantendo a tutti condizioni di sicurezza, tranquillità e benessere.

Dopo mesi in cui le imprese hanno dovuto affrontare perdite economiche pesanti, è infine arrivata la beffa della chiusura imposta dal DPCM 3 marzo 2021, mentre molti altri negozi e imprese non hanno subito le stesse restrizioni e proprio quando stava maturando la ragionevole aspettativa che in zona rossa potessero rimanere aperti, oltre agli acconciatori, anche i centri estetici.

CNA giudica, inoltre, insufficiente l’Ordinanza della Regione Emilia-Romagna che riapre le attività di toelettatura animali ma dimentica ancora una volta parrucchieri, estetisti, palestre ecc.

Va, inoltre, evidenziato il fatto che – anche quando aperti – gli acconciatori hanno subito l’ingiusta chiusura dei confini comunali, che ha impedito ai loro clienti non residenti nello stesso comune di raggiungere, anche a pochi chilometri di distanza, la loro impresa di fiducia che, naturalmente, lavorando solo su appuntamento non poteva creare alcun assembramento interno o esterno.

Queste imprese sono state e saranno sempre rispettose delle leggi ma non possono tacere la rabbia e la delusione per un provvedimento ingiusto. Per loro è inaccettabile rimanere ancora chiusi pur garantendo piena sicurezza così come definito dai protocolli settoriali e come anche l’INAIL ha recentemente certificato.

Le chiusure, infine, avranno l’effetto di aumentare in maniera esponenziale l’abusivismo, con persone non qualificate e non autorizzate che offrono servizi a domicilio senza nessun controllo, aumentando così il rischio di contagio.

La CNA chiede, per l’ennesima volta, che le imprese dei servizi alla persona possano continuare a lavorare, in qualsiasi zona si trovino, garantendo al 100% la sicurezza di tutti (clienti, personale dipendente, imprenditori) e nella consapevolezza che tenere queste strutture aperte porta un vantaggio a tutta la collettività: meno possibilità per gli abusivi, meno contagi, meno ristori da fornire, meno ricorso agli ammortizzatori sociali.

Ribadiamo, infine, che la CNA non condivide iniziative singole o collettive in contrasto con le norme e le disposizioni vigenti per il contrasto alla diffusione del virus, iniziative tese a strumentalizzare la legittima protesta avanzata dalle imprese.

Per questa ragione abbiamo lanciato una petizione che ha come obiettivo di ottenere, nel prossimo DPCM, un rilevante cambio di strada rispetto a quello attuale. È possibile firmarla da subito a questo link: https://www.ra.cna.it/firma_la_petizione/