“Per le procedure amministrative complesse, e l’impianto di rigassificazione è sicuramente fra queste, il concetto di presto non coincide con quello di  bene. Sono necessari approfondimenti tecnici e valutazioni complesse da parte di numerosi soggetti qualificati, e la posta in gioco è un bene sancito dalla Costituzione della Repubblica: il diritto all’ambiente, alla salute e alla sicurezza degli abitanti di oggi e delle future generazioni.

Aggirare la VIA (valutazione di impatto ambientale) e le usuali normative è una scorciatoia, che tuttavia comporta, per arrivare prima al traguardo,  danni all’ambiente, inquinamento dell’ aria circostante, rischio per la salute e la vivibilità presenti e future,  probabili danni all’economia costiera. E soprattutto ci lega per l’eternità alla schiavitù delle fonti fossili (con buona pace di chi aveva voluto credere alla favola della temporaneità dell’ impianto) in totale contrasto con gli obiettivi di de carbonizzazione e contenimento del cambiamento climatico di cui quasi tutti sembrano essersi già dimenticati.

Il “traguardo raggiunto” ieri con la firma del decreto di approvazione del provvedimento autorizzativo viene presentato come una tappa storica  per Ravenna e per il Paese. Ma l’opinione pubblica deve sapere che questo risultato costa e costerà la sospensione della carta costituzionale: l’art. 41, infatti, stabilisce che “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.”

A meno che la Giustizia Amministrativa, com’è auspicabile che avvenga, non ci metta un freno, costringendo gli attori di quest’impresa a tornare indietro e ad imboccare la strada giusta, quella che porta fuori e lontano dalla dipendenza energetica dalle fonti fossili.

Se si ragiona sul fatto che oltre al rigassificatore di Ravenna, a breve farà la sua comparsa quello “gemello” di Piombino (dove tuttavia, almeno, a livello locale, il mondo politico e le istituzioni si sono in gran parte schierate a fianco di chi protesta), e che in diverse altre parti d’ Italia (Sardegna, Calabria, Puglia e altre località costiere) si ipotizzano analoghi progetti, si capisce bene come l’ intenzione del Governo nazionale,  di quelli regionali e di gran parte di quelli locali sia di fare della filiera del costosissimo e distruttivo gas liquefatto un pilastro del futuro del Paese.  Se poi si aggiunge che la scelta dei rigassificatori non si sostituisce ma si somma a quella di potenziare le estrazioni (anche in prossimità delle coste) e di costruire ulteriori gasdotti, si può concludere che tutte le parole spese sulla transizione ecologica non siano state che una “riverniciatura verde”, finalizzata ad imbrogliare la popolazione, con grandi benefici soltanto per i profitti dei colossi del fossile.

Mentre in Egitto si sta svolgendo l’ennesimo vertice COP (giunto al numero 27 !), dal quale ancora una volta usciranno fiumi di interessanti parole ma ben pochi impegni concreti e ancor meno conseguenti atti vincolanti, e mentre la comunità scientifica lancia ogni giorno disperati allarmi sul peggioramento irreversibile della situazione climatica, ed accorati appelli affinchè si inizi subito a ridurre la quantità di emissioni climalteranti, ogni scelta che comporti proprio l’aumento di tali emissioni, e il prolungamento ad oltranza della dipendenza dal sistema fossile, appare incomprensibile, nonché irresponsabile nei confronti delle generazioni future.

La Rete per l’ Emergenza Climatica e Ambientale dell’ Emilia Romagna e il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” nelle prossime settimane terranno le proprie assemblee per valutare come procedere nell’azione di contrasto a queste decisioni irresponsabili, cercando tutte le possibili convergenze con quei movimenti e quelle realtà impegnate a  proporre un futuro di giustizia climatica e sociale, come già si è visto in numerose manifestazioni che in tutto quest’ anno stanno percorrendo il Paese, fra le quali quella di Bologna del 22 ottobre.

In dicembre, a un anno dal lancio delle quattro leggi regionali di iniziativa popolare finalizzate a una politica regionale realmente orientata alla transizione, ci si troverà in Regione per esprimere la protesta e le proposte di chi non si vuole rassegnare, e vuole costruire un futuro diverso e libero dalla schiavitù del fossile.”

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”

Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’ Emilia Romagna