“Non è nelle nostre abitudini praticare la “guerriglia dei comunicati”, e rispondere colpo su colpo ai detrattori delle giuste politiche ambientali. Ma le affermazioni del Sindaco di Ravenna che abbiamo lette in questi giorni sulle testate locali, non possono rimanere senza commento, perché la comunità di lettrici e lettori deve essere informata correttamente.

In questi giorni il Governo italiano sta lavorando al “pacchetto energia”. E De Pascale, a questo proposito lancia l’ appello a mettere in campo 4 azioni strategiche per “cambiare radicalmente rotta”.

In realtà la nostra valutazione è che le proposte del Sindaco non solo non vanno nel senso di cambiare radicalmente rotta , ma – al contrario – chiedono di imboccare una strada vecchia di decenni, proprio quella che bisognerebbe invece abbandonare.

La prima richiesta è relativa alla «ripresa delle attività estrattive per attingere alle risorse di gas naturale nell’alto Adriatico con liberalizzazione completa delle nuove attività oltre le 12 miglia ed efficientamento/potenziamento di quelle esistenti». E’ noto che riprendere, potenziare e liberalizzare completamente le estrazioni vorrebbe dire aggravare molti dei problemi di Ravenna e del pianeta nel suo insieme. Intanto si avrebbe un peggioramento dell’effetto delle emissioni, dal momento che l’estrazione di metano, al pari dei momenti di trasporto, stoccaggio e utilizzo, comporta fughe di gas libero in atmosfera (in nessun impianto al mondo si è mai riusciti ad azzerarle).Come è ormai acclarato da centinaia di studi scientifici, questa dispersione ha un effetto climalterante decine di volte superiore a quello della stessa anidride carbonica. Una tonnellata di metano emesso equivale a oltre trenta tonnellate di anidride carbonica. Se non vogliamo consegnare alle generazioni che verranno (ma non fra mille anni, già i bambini che nascono oggi se ne accorgeranno quando saranno appena adolescenti) l’inevitabilità di vivere in un vero e proprio forno, nel quale, oltre tutto, il livello dei mari, anche del nostro alto Adriatico, si innalzerà paurosamente inondando vaste aree ora abitate, una delle prime cose da fare in zone come la nostra è proprio quella di azzerare le fughe di metano nell’aria, e quindi ridurre con determinazione le strutture che le generano. Ma c’è anche il tema dell’inquinamento di prossimità. La presenza massiccia del metano in un territorio non vuol dire solo favorire la crisi climatica, ma anche contribuire a peggiorare complessivamente la qualità dell’aria, che – come tutte/i già sappiamo – a Ravenna non è certo delle migliori. Ad oggi, nel mondo, vengono rilasciate annualmente nell’aria 380 milioni di tonnellate di metano, quantità che secondo il Programma Ambientale delle Nazioni Unite, andrebbe ridotta almeno del 45% (cifra già risultato di considerevoli mediazioni) entro il 2030, il che consentirebbe di prevenire 260mila morti premature. Se non si comincia a operare nei luoghi – come il nostro – dove il metano ha una presenza considerevole, quando e dove mai inizierà questa riduzione ?

Un’altra grande passione del Sindaco e di chi sostiene la corsa del modello estrattivista è l’installazione al largo delle coste di Ravenna «di un FSRU offshore (Rigassificatore galleggiante) per un potenziale di 5mld di m3 all’anno». Posizione che va nel senso di voler trasformare il nostro Paese in un vero e proprio polo di smistamento del metano. Ma dato che il Sindaco è persona informata, sa e dovrebbe dire chiaramente che il rigassificatore è un impianto pericoloso (soprattutto rischio di esplosione), tanto è vero che è sottoposto alla legge Seveso, ha un impatto paesaggistico pesantissimo essendo alto come un grattacielo di quindici piani, comporta un aumento dei rischi di collisioni marittime fra mezzi ad alto rischio di disastro ecologico. Il rigassificatore, poi, avrebbe naturalmente bisogno di un gasdotto sottomarino per trasportare a terra il gas, con pesante impatto quindi anche per la costa.

La terza proposta, sulla quale invece convergiamo, è quella del un parco eolico offshore da 200MW di potenza con impianto fotovoltaico galleggiante annesso da 100MWp4», il cosiddetto progetto Agnes già presentato. Riteniamo che su questa idea si dovrebbe insistere, e prevedere – anzi – la realizzazione dell’impianto da oltre 500 MW come era nel progetto iniziale. Non che i parchi eolici non presentino punti critici, che vanno studiati attentamente, ma il risultato sarebbe un abbattimento straordinario delle emissioni e la fornitura di energia elettrica molto più pulita praticamente a tutta la Romagna. Qualcuno obietterà che ci vorrà tempo. Non si creda che invece rigassificatore e moltiplicazione delle strutture estrattive siano pronte da un giorno all’altro. Se alla conversione verso le rinnovabili ci si crede, nel giro di pochi anni (due o tre) la produzione da parte delle prime pale eoliche può essere una realtà.

Infine, la quarta opzione del Sindaco riguarda la realizzazione di «un sistema di Ccus per captare la Co2 emessa dal settore “hard to abate” e iniettarla nei giacimenti di metano esausti”. Ed anche a questa, come si sa, ci opponiamo drasticamente: Gli impianti di questo tipo, in molti luoghi del mondo dove si sono realizzati, si sono mostrati fallimentari, talora hanno prodotto più emissioni di quante ne abbiano catturate, tal’altra sono stati dismessi per inefficienza. In ogni caso non hanno nessuna funzione di riduzione della maggior parte dell’anidride carbonica prodotta, perché solo una piccola parte di essa può essere convogliata nelle strutture di cattura. Si pensi solo all’impossibilità di catturare la CO2 prodotta da trasporti, abitazioni, attività di piccole e medie industrie e agglomerati urbani, che costituisce il grosso delle emissioni. In pratica capterebbe solo le emissioni di alcuni impianti maggiori, lasciando tutto il resto come sta. E per funzionare avrebbe bisogno a sua volta di moltissima energia, che andrebbe presa ancora una volta dal gas. Il contrario, insomma, di quel processo circolare cui bisogna tendere, e la perpetuazione del modello estrattivista. Il quale, per altro, se dovesse soddisfare in autonomia nazionale l’intero fabbisogno, avrebbe pochi anni di vita, poi saremmo assolutamente da capo.

Utilizzare il nostro gas invece di importarlo inquina di meno”–  insiste il Sindaco. Ma questo discorso è assolutamente opinabile. La valutazione dell’inquinamento deve tenere presente che cosa comporta far viaggiare e arrivare centinaia e centinaia di navi gasiere, che cosa comporti la costruzione di tutte le strutture di supporto, che cosa si produca in termini di aumento di traffico pesante, quanto ne verrebbe aggravato il fenomeno della subsidenza, quali gravi effetti ne sortirebbero a danno dell’ecosistema marino e di quello costiero già pesantemente provati.

E poi, se le cose stessero come dice il Sindaco, egli per coerenza dovrebbe almeno prendere una posizione netta contro la realizzazione del tratto nord del metanodotto chiamato “Linea Adriatica”, che interesserà anche il territorio ravennate. E invece in varie occasioni ha detto tutt’altro, auspicandone il completamento.

Se non abbiamo letto male, invece, De Pascale non prende impegni di alcun tipo per promuovere la produzione decentrata e diffusa, e l’auspicabile costituzione delle Comunità Energetiche, che potrebbero rendere pressoché autosufficienti quartieri e frazioni in pochi anni.

La posizione del Sindaco è legittima. Ma non va spacciata per quello che non è, cioè per un percorso nel senso della riconversione ecologica. Se De Pascale vuole fare di Ravenna la città del metano per i secoli a venire lo deve dire con chiarezza. E dal momento che nella sua coalizione vi sono anche gruppi che hanno raccolto il proprio elettorato con parole d’ordine ecologiste, che al momento vengono disattese, riteniamo (pur prendendo atto della meritevole posizione del Movimento 5S nell’ordine del giorno votato poche settimane fa) che esse dovrebbero chiarire molto più nettamente le proprie intenzioni. Non tanto a noi, ma alle generazioni future che abiteranno questo territorio.”