“Anche quest’anno in occasione del 25 aprile la Federazione del Partito Comunista di Ravenna vuole ricordare il partigiano sovietico “Nicolaj”, la cui tomba si trova presso il cimitero monumentale di Bagnacavallo.

Il giovane sovietico era sfuggito alla sorveglianza dei tedeschi, di cui era prigioniero, e si era unito ai partigiani del lughese perdendo la vita durante un assalto ad un camion tedesco. Aveva appena vent’anni, il suo vero nome era Grigorj(sconosciuto il cognome)  e proveniva dalla città di Krasnodar.

Con l’omaggio alle spoglie del giovane partigiano Nikolaj il Partito Comunista di Ravenna vuole ricordare il sacrificio di chi decise di combattere e donare la propria vita per liberare l’Italia dal Nazifascismo. In Italia furono i partigiani, in larga parte comunisti e socialisti, in Europa furono l’esercito dell’Armata Rossa e l’eroica resistenza dell’Unione Sovietica, che sacrificò sul campo 25 Milioni di vite.

Oggi si vuole cercare di paragonare la lotta antifascista italiana con i combattenti ucraini nella guerra (per procura, americana) contro la Russia. Nulla di più falso e antistorico.

Esiste una profonda differenza tra i partigiani che combatterono il nazifascismo in Italia e chi, oggi, combatte nelle fila ucraine sventolando la bandiera rosso-nera dell’UPA, organizzazione paramilitare filonazista facente riferimento al collaborazionista nazista Stepan Bandera. Una governo che proclama eroe nazionale una tale figura e, in memoria del quale erge statue pubbliche, non ha nulla a che spartire con la lotta partigiana in Italia!

Ricordiamo, a chi vuole infangare la memoria della resistenza italiana, equiparando o mettendo sullo stesso piano il Comunismo e il Nazismo, le parole del premio Nobel per la letteratura Thomas Mann (un liberale) che nel 1942 così si esprimeva: “Collocare sul medesimo piano il comunismo russo e il nazifascismo in quanto entrambi sarebbero stati totalitari, nel migliore dei casi è superficialità, nel peggiore è fascismo”.

Il 25 Aprile è la festa di liberazione dal nazifascimo. I partigiani comunisti (e non) italiani oggi si rivoltano nella tomba nel sentirsi equiparati a combattenti con la svastica tatuata.