“Come accaduto nel 2005, quando la Regione ha approvato con un ‘blitz’ di fine mandato l’istituzione del Parco della Vena dei Gessi Romagnola, in barba alla legge n.394/1991 che stabilisce che i parchi devono essere realizzati su terreni demaniali e non su terreni privati, così sta succedendo oggi per il Piano Territoriale” La senatrice entra all’interno del dibattito che ha coinvolto in quest’ultimo anno le realtà attorno alla Vena del Gesso, rimaste in una sorta di limbo negli ultimi decenni e ora improvvisamente destatesi con la candidatura dei gessi romagnoli a patrimonio Unesco. Rientra infatti all’interno di questo dibattito anche il futuro della cava di gesso di Monte Tondo e la riconversione dello stabilimento della Saint-Gobain, che, in base agli accordi passati, ora sarebbe già dovuto essere ultimato.

“Il Piano doveva essere redatto appena istituito il parco in quanto documento importante per normare le attività  al suo interno ma in ben 18 anni non è stato fatto. Tutto ad un tratto si pretende di redigerlo in meno di un mese! In questi giorni sono, infatti, arrivate le comunicazioni per iniziare le procedure di consultazione per l’approvazione, con un cronoprogramma molto serrato. Si legge che la fase di consultazione e redazione  della Valsat dovrà essere terminata entro fine marzo mentre gli appuntamenti  con gli enti e gli stakeholder inizieranno il 6 marzo e verranno ridotti a pochi incontri. Perché tutta questa fretta? Perché le scadenze legate alla candidatura Unesco  impongono di avere il Piano Territoriale redatto prima dell’estate. È quindi facile immaginare che sarà estremamente difficile per le parti sociali partecipare in modo concreto  con osservazioni e richieste di approfondimenti. Non vogliamo ritrovarci con qualche ‘clausola capestro’ nascosta tra le righe o qualche invisibile ‘spostamento di confini’ sulla mappa come è successo con la relazione tecnica propedeutica alla candidatura Unesco, in cui fra l’altro si sosteneva che la Cava di Monte Tondo era in dismissione e che l’agricoltura all’interno del parco è residuale.

La sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con la sostenibilità economica e sociale. Pertanto, occorre dare più tempo  a tutti soggetti interessati dal Piano affinché possano avere piena contezza delle norme.

Ma non solo: il PD regionale deve decidere se stare dalla parte dei Verdi o dalla parte dei proprietari e degli agricoltori che all’interno del parco ci vivono e ci lavorano”.