C’è tempo fino al 28 gennaio, termine delle iscrizioni alle scuole pubbliche in Emilia-Romagna, per avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (Irc). E anche quest’anno dall’Ufficio scolastico diocesano e dalla Diocesi arriva l’invito a cogliere questa opportunità, in una lettera pubblica indirizzata a studenti e a genitori dai responsabili dell’Ufficio scolastico diocesano, il direttore don Andrea Bonazzi e la vice-direttrice Simona Scala.
Nell’anno scolastico concluso a giugno (2020/2021) la percentuale degli avvalentisi dell’Irc sul territorio diocesano si è attestata mediamente al 71,8%. Il dato tiene conto del numero degli avvalentisi nella scuola dell’Infanzia (77,35% un punto in più dell’anno scorso), alla Primaria (81,84%), della Secondaria di primo grado (76,56%) dove le percentuali degli avvalentisi sono sostanzialmente stabili rispetto agli anni scorsi e di quello delle superiori (51,32%) dove le percentuali sono in calo, ma variano molto da istituto ad istituto, per diverse cause, non ultima la difficoltà della DAD in questi due anni e l’instabilità delle relazioni in classe e con il mondo della scuola in genere, così essenziali in questa età, ma soprattutto per l’ora di religione.
Come scrivono i vescovi nel consueto messaggio Cei in vista delle iscrizioni, l’Irc (“Insegnamento della religione cattolica”) è “una materia che, per sua natura, favorisce il dialogo e il confronto tra persone ed esperienze diverse”. “È proprio il difficile contesto di questo tempo di pandemia – si legge nella lettera dell’Ufficio scolastico diocesano – a suggerirci che il valore del dialogo sereno e autentico con tutti debba essere un traguardo importante da raggiungere insieme. Scegliere di avvalersi di uno spazio formativo che faccia leva su questo aspetto, nel proprio percorso scolastico o in quello dei propri figli, crediamo sia una opportunità quanto mai preziosa”.
“Da sempre le religioni hanno avuto uno stretto rapporto con l’educazione – ha detto a questo proposito Papa Francesco in occasione dell’Incontro sul Patto educativo Globale dello scorso 5 ottobre – [Essa] ci impegna a non usare mai il nome di Dio per giustificare la violenza e l’odio verso altre tradizioni religiose, a condannare ogni forma di fanatismo e di fondamentalismo e a difendere il diritto di ciascuno a scegliere e agire secondo la propria coscienza”.
“Una solida preparazione nell’ambito religioso – concludono i responsabili dell’Ufficio diocesano -: consente di apprezzare il mondo guardando oltre le apparenze, di non accontentarsi delle cose materiali puntando piuttosto a quelle spirituali, di confutare le false superstizioni escludendo ogni forma di violenza, di allenarsi al dialogo sempre rispettoso dell’altro, di formare una coscienza matura imparando a crescere tenendo conto degli altri e soprattutto dei più deboli”.