Se le indiscrezioni sul nuovo Pitesai rilanciate dalla stampa in questi giorni dovessero essere confermate ci troveremo di fronte ad una situazione di luci e ombre.

Se da un lato è assolutamente necessario uscire dalla moratoria che negli ultimi anni, di fatto, ha bloccato ogni prospettiva di investimento nel settore dell’OIL&GAS, dall’altro l’emergenza “caro bollette” che sta investendo il nostro paese necessita di un ulteriore sforzo nella direzione ineludibile dell’aumento della produzione del gas nazionale.

Ricordiamo a tutti che su 71 miliardi di metri cubi di gas utilizzati in Italia solo 4 sono di produzione nazionale (la metà di questi proviene dal Distretto di Ravenna) e siamo quindi costretti a massicce e costose importazioni dall’estero a costi decuplicati rispetto al GAS presente nei nostri giacimenti.

L’esorbitante aumento delle bollette del GAS sta colpendo sia le famiglie italiane, erodendo il potere d’acquisto già compromesso per la crisi di importanti settori economici a seguito della pandemia, sia le aziende, specialmente quelle cosiddette “energivore” ma anche le medie e piccole imprese che rischiano seriamente di essere messe fuori mercato dall’aumento dei costi dell’energia.

Senza una pianificazione strategica celere che deve porsi l’obbiettivo del raddoppio, in tempi rapidi, della produzione di gas nazionale noi rischiamo una Caporetto industriale ed occupazionale che l’Italia e il nostro territorio in particolare, non possono assolutamente accettare.

Non possiamo permetterci di “bloccare” le riserve presenti nei giacimenti già autorizzati e gli investimenti già programmati come è fondamentale completare le infrastrutture necessarie a raggiungere lo scopo dell’aumento della produzione.

Ben vengano i progetti di fotovoltaico, eolico, solare offshore e produzione di idrogeno, ma nel frattempo: 

NON C’E’ UNA TRANSIZIONE ENERGETICA CREDIBILE SENZA IL GAS NAZIONALE E RAVENNATE.