Nuova azione di protesta del collettivo ambientalista di Extinction Rebellion

“Banche, assicurazioni, istituzioni finanziarie stanno contribuendo all’aggravarsi della crisi climatica ed ecologica, investendo in combustibili fossili”.

Per questo oggi 1 aprile, in Italia e nel mondo Extinction Rebellion ha manifestato contro la finanza fossile. Anche a Faenza, attivisti hanno attaccato volantini su bancomat e vetrine di banche che investono in settori industriali legati a carbone, gas e petrolio.

“Chiediamo alle banche di cambiare rotta, e ai clienti di disinvestire.

I dati sul coinvolgimento del settore finanziario nella ricerca ed estrazione di combustibili fossili sono schiaccianti. Dal 2015, l’anno degli accordi di Parigi, in cui i governi del mondo si sono impegnati a non superare un aumento delle temperature medie di 2°C, le principali 35 banche del mondo hanno investito nel fossile 2.700 miliardi di dollari. Nell’ultimo anno, hanno aumentato del 34% i loro investimenti nella ricerca ed estrazione di petrolio e gas nell’Artico e del 134% nella ricerca ed estrazione di petrolio e gas offshore.

Il settore finanziario rappresenta il terzo emettitore di CO2, in Italia.

In particolare, Unicredit e Intesa Sanpaolo sono i principali responsabili (80%) delle emissioni causate da banche ed investitori in Italia. Generali Assicurazioni (Trieste) oltre a investire nelle società fossili, fornisce anche coperture assicurative ai loro progetti, come nel caso delle centrali a carbone della polacca PGE e la Ceca CEZ, che stanno ostacolando attivamente la transizione energetica nel continente europeo. Intesa e Unicredit continuano a prestare miliardi a chi continua a realizzare nuove centrali e miniere a carbone, come la tedesca RWE e la finlandese Fortum.

Dobbiamo cambiare un sistema basato sull’energia derivata dai combustibili fossili, che sta portando il pianeta verso il collasso climatico e degli ecosistemi”.